Italia

Usura: Consulta nazionale, “nel 2020 effettuati 5.065 ascolti, istruite 663 posizioni, erogati 17.261.362 euro”

I dati di sintesi, si legge in una nota, “mostrano la capacità di resilienza delle Fondazioni durante la pandemia che nonostante le limitazioni incontrate e le condizioni avverse di varia natura hanno messo in campo processi di ascolto approfonditi. In 25 anni di attività le Fondazioni associate, che ad oggi sono 32, hanno effettuato 144.065 ascolti, istruito 22.659 posizioni ed erogato 472.655.946 euro”.Il 2020 costituisce anche per il mondo delle Fondazioni antiusura uno spartiacque tra un prima e un dopo. “In questo scenario – evidenzia la Consulta – fenomeni molto dolorosi e complessi come l’usura, il sovraindebitamento, la ludopatia e il gioco d’azzardo hanno continuato a manifestarsi nel Paese con tratti inediti”. Nell’isolamento quasi assoluto dei primi mesi del 2020 e nel successivo altalenarsi di aperture e di chiusure nella seconda metà dell’anno, “le Fondazioni antiusura, seppure costrette a rallentare le modalità tipiche del loro servizio, hanno continuato ad offrirlo, aiutando persone, famiglie, micro imprese a conduzione familiare. Il nemico comune da contrastare, si è rivelato ben presto essere la mancanza di quella liquidità indispensabile semplicemente per vivere nel giorno per giorno”. La pandemia ha costituito “un drammatico fattore di crisi per l’accesso al mercato legale del credito, da un lato, e, dall’altro, una straordinaria opportunità di sviluppo del mercato illegale, proprio grazie alla sua straordinaria capacità di fornire liquidità e ‘credito’”.Nel 2020, viene ricordato nella nota, la Cei e la Consulta nazionale con le Fondazioni antiusura associate hanno intensificato la ricerca di un più forte rapporto di collaborazione: “Non è un caso, dunque, se proprio in coincidenza dell’esplodere della pandemia, si è registrata, in numerose aree del Paese, una maggiore integrazione fra gli sforzi della Consulta nazionale antiusura, le Fondazioni e le Caritas territoriali.L’interlocuzione con la Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali è proseguita sul solco tracciato in diversi anni di collaborazione”. “L’attività delle Fondazioni antiusura è strutturalmente collegata, per le caratteristiche della legge n. 108/1996, a quella bancaria ed all’efficacia e all’efficienza delle risposte delle sue strutture. Non mancano gli aspetti positivi di questa relazione, ma in generale va segnalato che gli effetti della pandemia, senza trascurare le conseguenze dei processi di aggregazione bancaria, hanno finito per accentuare alcune criticità alla base dei rilievi critici segnalati da alcune Fondazioni nel loro rapporto con gli istituti di credito convenzionati”. Lo sottolinea il Bilancio 2020 della Consulta nazionale antiusura, presentato oggi, in occasione dell’Assemblea nazionale, in corso a Napoli. Il primo rilievo critico riguarda “la frequenza del ritardo con cui questi ultimi hanno evaso le richieste di aiuto”. Altra lamentela generale è “la richiesta di alte percentuali di garanzia pretese che in diversi casi si sono attestate sul 100% del valore dell’intervento”.Facendo tesoro dell’esperienza maturata in ormai 25 anni di presenza attiva, “l’attenzione verrà rivolta al rafforzamento dei rapporti con il mondo vicino della Caritas, per una collaborazione sempre più feconda, anzitutto a livello diocesano, e con le altre associazioni e Fondazioni impegnate sui terreni della prevenzione e del contrasto dell’usura, del sovraindebitamento, dell’azzardo; la promozione di alleanze e di partnership verrà estesa anche ai più qualificati soggetti nella società civile e nel mondo accademico che operano per la promozione dell’inclusione sociale e finanziaria delle persone in maggiori difficoltà”.Non solo: “La Consulta curerà ancora di più la capacità di analisi e di proposta, d’interlocuzione libera, franca e costruttiva, con il mondo delle istituzioni, dell’economia e della finanza, avendo il coraggio di aprire anche nuove strade di ricerca e di sperimentare innovazione, nuove soluzioni, per riuscire a rispondere alle responsabilità sempre maggiori che la pandemia e soprattutto il post pandemia impongono a tutti gli attori della scena pubblica e sociale”.La “posta in gioco”, infatti, sarà “guardare le cose del mondo dal punto di vista degli ultimi, di coloro che sono ai margini, e cercare di fare quanto possibile per promuoverne la dignità, attraverso l’esercizio di un ruolo attivo e pienamente responsabile nel contesto sociale, economico e culturale in cui siamo inseriti”.