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VIA FRANCIGENA, CONVEGNO CEI A SIENA, BUONCRISTIANI: RECUPERARE LA MEMORIA DEL PASSATO

“Una giornata di riflessione e studio per indicare dei percorsi operativi e creare un coordinamento stabile di diocesi, confraternite, associazioni ed enti ecclesiali con il compito di fare sintesi, offrire indicazioni, promuovere e sostenere le Chiese particolari che si trovano lungo la Via Francigena”. Così don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, ha spiegato gli obiettivi dell’incontro in corso oggi a Siena su “La Via Francigena: strada d’Europa e delle sue radici cristiane. Una risorsa spirituale, pastorale e culturale”. Il coordinamento dovrebbe servire per armonizzare i progetti già preparati dalle varie Chiese locali e portarli ad avere “più peso”. Il rischio, infatti, è che la Via Francigena, inserita sin dal 1994 all’interno di progetti per il recupero di itinerari europei e per la quale da poco tempo si è costituito in Italia un coordinamento di vari enti e associazioni, sia gestita solo a livello istituzionale. “A noi come Chiesa – ha aggiunto don Lusek – preme valorizzare la Francigena nella sua particolare identità di «via di pellegrinaggio», nel contesto del progetto culturale della Chiesa italiana e in un’ottica d’integrazione pastorale e istituzionale, assumendo un atteggiamento di complementarietà e non di concorrenzialità”.

La Chiesa “non può non farsi carico di un progetto pastorale di pellegrinaggio”. Lo ha dichiarato questa mattina mons. Antonio Buoncristiani, arcivescovo di Siena, aprendo la giornata di studio in corso nel capoluogo toscano. “Oltre agli aspetti naturalistici e turistici – ha sottolineato – occorre salvare la specificità spirituale, ma anche culturale e storica, del percorso”. Mons. Buoncristiani si è detto convinto che il pellegrinaggio non è solo “accoglienza” dei viandanti e degli stranieri, ma anche occasione, per le comunità che vivono lungo il percorso della Francigena, per “recuperare la memoria del passato” e “conoscere e apprezzare le nostre radici”. Mons. Carlo Mazza, ora vescovo di Fidenza e fino allo scorso anno direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, ha invece ricordato come la Via Francigena non fosse “solo un percorso di fede, ma una grande arteria di comunicazione dell’Europa”. “Il nostro compito come Chiesa italiana – ha aggiunto mons. Mazza – è quello di riscoprire la storia cristiana della Via, ripristinarne l’identità e specificità, recuperarla nella sua integrità, ripensare la Francigena per l’oggi e ripercorrerla concretamente”.

La voce di una pellegrina. Tale è stata la testimonianza di Monica D’Atti, relatrice e autrice di una guida sulla Via Francigena. “Chi cammina verso Roma, Santiago o Gerusalemme – ha detto – non procede a caso. Ha, almeno nel fondo del proprio cuore, un’idea di cristianità ideale più o meno forte, della quale cerca conferma”. Secondo D’Atti il pellegrinaggio a piedi lungo la Via Francigena è “un’occasione di evangelizzazione fortissima”, perché riesce a coinvolgere persone che a volte “sentono la religione distante o la vivono in maniera incerta” e fa riscoprire ai credenti il senso vero del loro “essere pellegrini su questa terra”. Due le urgenze indicate da don Domenico Poeta, incaricato dell’arcidiocesi di Siena per l’accoglienza dei pellegrini: “non confondere l’identità spirituale e culturale della Via Francigena con un fenomeno semplicemente turistico” e garantire una presenza ecclesiale. “Sono necessarie – ha affermato il sacerdote – delle comunità prima ancora che delle case in cui praticare l’accoglienza” ed è indispensabile “costituire un’associazione delle comunità cattoliche dislocate lungo la via”.

Sir