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World Summit, due diverse attese

di RICCARDO MORODal 14 al 16 settembre si terrà il World Summit. Oltre 170 Capi di Stato e di governo sono attesi a New York alle Nazioni Unite. Non sarà la solita Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a sottolineare il 60° anniversario e per verificare gli impegni presi durante l’“Assemblea del Millennio” del 2000, i governi saranno rappresentati ai massimi livelli. Il vertice sarà poi seguito a distanza di dieci giorni dagli Annual Meetings di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale, chiamati a formalizzare gli impegni suggeriti dal G8 di luglio svoltosi in Scozia, sollecitato dai concerti Live8 e bagnato dal sangue degli attentati nella metropolitana di Londra.

Il World Summit non sarà solo una kermesse di leader, sarà l’occasione in cui le Nazioni Unite affronteranno due questioni piuttosto spinose. La prima è la riforma del Consiglio di Sicurezza. Oggi è costituito da un gruppo di cinque membri permanenti e da 10 Paesi che vengono eletti a rotazione dall’Assemblea per un periodo di tre anni. Da molto tempo si discute della necessità di riformarlo per permettere una partecipazione più ampia ed equa. Il diritto di veto concentrato nelle mani di pochissimi comporta la formalizzazione di un sistema oligarchico che contraddice i principi democratici cui l’Onu si ispira e non risponde più nemmeno agli equilibri di forze realmente esistenti oggi nel mondo.

La seconda questione di grande importanza è la verifica dell’avvicinamento agli Obiettivi del Millennio che proprio l’Assemblea del 2000, nel pieno della sensibilità che il Giubileo aveva creato, scelse con l’impegno di “dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015”. Il 2005 venne scelto come anno di verifica per esaminare il grado di raggiungimento degli obiettivi e per verificarne il fabbisogno finanziario. All’inizio del 2001 a Monterrey si svolse il vertice Onu sul finanziamento dello sviluppo per permettere adeguati strumenti finanziari agli obiettivi che l’Assemblea aveva scelto. Oggi si tratta di verificare se in questi primi cinque anni il denaro è stato effettivamente messo a disposizione e se le politiche attuate hanno permesso realizzazioni che rendano quegli obiettivi raggiungibili.

Nel mondo il dibattito è forte. Il segretario delle Nazioni Unite ha convocato una commissione di saggi che hanno preparato due ipotesi di riforma del Consiglio di Sicurezza. Entrambe propongono di passare a 24 membri, con la creazione di sei nuovi membri permanenti e tre non permanenti, oppure, ed è la proposta più debole, con la creazione di nove nuovi membri non permanenti. Molti Paesi hanno avviato iniziative più o meno rumorose per spingere in una direzione o nell’altra e per promuovere la propria o altrui candidatura.

Anche per la verifica degli Obiettivi del Millennio l’attività è molto intensa. Le proposte britanniche per il G8 vanno nella direzione di rendere più facile la strada verso il 2015. La commissione coordinata da Jeffrey Sachs, ha predisposto un documento che mostra come ad oggi sia purtroppo assai improbabile il raggiungimento degli obiettivi entro la data prevista se non vi sarà un’inversione di tendenza nelle azioni e, soprattutto, negli impegni finanziari.

Anche la società civile di tutto il mondo è intensamente impegnata. Sia sulle proposte di riforma del Consiglio di sicurezza, sia in tema di lotta alla povertà, associazioni, ong, sindacati, università e istituzioni culturali stanno partecipando con autorevolezza alle consultazioni convocate da Onu e governi. Le campagne di sensibilizzazione stanno coinvolgendo tutti i Paesi del mondo, rispondendo a quella che si chiama la Global Call Against Poverty, l’appello globale contro la povertà. Non sappiamo quali saranno realmente le capacità dei leader di trovare accordi impegnativi per una riforma reale ed efficace e per un’azione più incisiva in tema di povertà. I prossimi giorni ci diranno se si creerà un clima fecondo o se avranno ragione coloro che con pessimismo dic ono che sarà l’ennesima occasione perduta.

Guardando l’Italia non vi sono dubbi. L’occasione è stata pienamente colta dalla società civile, che con pochi mezzi riesce a suscitare elaborazioni autorevoli, che a Corviale, alla periferia di Roma, riunisce a parlare di economia e futuro a migliaia di persone, che a Perugia, nei giorni che precedono il World Summit, convoca la sesta Assemblea dell’Onu dei popoli, con rappresentanti della società civile di tutto il mondo, accompagnando quindi con una riflessione di grande respiro lo svolgimento gioioso della Marcia della Pace Perugia-Assisi di domenica prossima. La stessa occasione sembra invece del tutto perduta per la politica.

Le forze politiche sembrano dare importanza quasi esclusivamente agli equilibri necessari per le elezioni del 2006: di World Summit non si parla e il dibattito per la riforma dell’Onu non va molto al di là di piccoli dispetti fra ambasciate contro la Germania, nostro “avversario” per la candidatura al Consiglio di Sicurezza. Quando potremo vedere la politica italiana dibattere con competenza prima le grandi questioni internazionali e poi, alla luce di quel dibattito, costruire orientamenti sostenibili per la nostra comunità e smettere di seguire retorica ed emergenza?