Lettere in redazione

Ancora sul circo e sugli animali maltrattati

Spettabile direttore, ringrazio per aver pubblicato la mia piccola protesta sul circo. Posso dirle che la sua risposta mi lascia ancora più sconcertata. Pur rispettando la sua opinione la inviterei a documentarsi. Facendo un semplice giro sulla rete capirebbe che i maltrattamenti nei circhi sono sistematici e non circoscritti, inevitabili se chi li pratica deve piegare la volontà di un animale selvaggio a compiere esercizi innaturali. La inviterei a leggere l’articolo in cui degli psicologi spiegano le ragioni per cui il circo è uno spettacolo diseducativo per tutti, bambini compresi.

Maria Chiara PagliazziFirenze

Gentile direttore, mi permetta di esprimerle il mio stupore per la risposta che lei ha indirizzato a una sua lettrice, la quale denunciava le sofferenze e i maltrattamenti subiti dagli animali «sotto il tendone». Lei sostiene che tali sofferenze e maltrattamenti siano isolati e che, pertanto, non abbiano nulla a che vedere con l’attività circense in sé; a suo dire si tratterebbe di meri «danni collaterali». Mi permetta di correggerla. Come lei saprà, episodi del genere si verificano con una frequenza tale da escludere la casualità. E non mi riferisco solamente alle sevizie che tanto spazio trovano nelle cronache dei nostri giornali, ma anche ai metodi di addestramento – coercitivi per natura – con i quali gli animali sono obbligati a compiere attività estranee alla loro specie. Ma c’è di più. Leggendo il suo intervento ho l’impressione che lei cada in una palese contraddizione quando spiega di non volere la sofferenza di alcun animale ma al contempo espunge dal ragionamento il problema della cattività. È vero, questa non è una prerogativa dei circhi, ma ciò non sposta di una virgola i termini del discorso. Che si tratti di un circo, di uno zoo o di un allevamento, un animale in gabbia – prelevato dal suo ambiente naturale e privato della libertà – non può che essere un animale sofferente. Mi permetta infine di chiarire un equivoco. Educare all’amore e al rispetto per gli animali significa educare, più in generale, all’amore e al rispetto per l’Altro: chi ama gli animali ama anche il suo prossimo.

Marco Degli InnocentiCoordinatore regionale Enpa per la Toscana

Confesso che non mi aspettavo un interesse così per l’argomento, né questa reazione alla mia risposta (Il circo: spettacolo diseducativo?). Lo «sconcerto» è parola grossa. Ma per non passare per coloro che, come giornale, vogliono sempre l’ultima parola, pubblichiamo queste due lettere con la sola precisazione che il virgolettato dei «danni collaterali» non mi appartiene, non corrisponde al vero. Basta rileggere la risposta sul numero 29 del 1° agosto scorso. Per il resto mi piacerebbe poter ribaltare, senza nessuna ironia, il concetto finale del coordinatore regionale dell’Ente nazionale protezione animali, ovvero: chi ama veramente il suo prossimo ama senz’altro anche gli animali.

Andrea Fagioli