Lettere in redazione

Anziani, si stava meglio una volta?

Caro Direttore,oggi si vive più a lungo, ma le condizioni degli anziani sono migliorate o peggiorate? La maggior parte delle famiglie, per volontà o necessità, tende a collocare i loro vecchi, anche se genitori, presso Istituti oppure affidarli alle cure di «badanti», quando le condizioni finanziarie lo permettono. Prima non era così: i nostri anziani ce li tenevamo in casa e facevano la gioia dei bambini che con ansia aspettavano le favole del «nonno».

Oggi – la composizione del nucleo familiare, i genitori che spesso ambedue lavorano, le case sempre più piccole, il tempo che sempre viene a mancare, tutto ciò sembra costituire un valido motivo per liberarsi degli anziani, quando non servono più e diventano un peso.

Allora è vero che «si stava meglio quando si stava peggio». Per gli anziani purtroppo è così. Evidentemente questa cosiddetta «società moderna» ha delle gravi pecche che occorre prendere in seria considerazione.

Le badanti hanno risolto in parte, ed in via provvisoria, il problema, ma questo esiste e si ripropone. Uno Stato che si definisce «civile» non può non dare risposte a queste domande impellenti della nostra società.

E.M.Castelnuovo Val di Cecina (PI)

Gli anziani nella nostra società sono sempre più numerosi. Solo in Toscana sono oltre 800 mila, il 23% della popolazione, e si stima che nel 2020 il 20% avrà superato i 75 anni.

È un fenomeno legato all’allungarsi della vita, che determina situazioni nuove, anche rispetto ad un passato recente. Molti anziani infatti non possono più contare, per i motivi più vari – non tutti… nobili! – su un nucleo familiare che li accolga e si trovano sempre più spesso a compiere in solitudine l’ultimo tratto di strada. Le Case di Riposo e i vari Istituti per anziani diventano così una soluzione obbligata che determina però uno sradicamento doloroso dalla propria casa, che ricorda persone e affetti, e da quelle amicizie e conoscenze spesso legate al quartiere dove si è vissuti per tanti anni.

«Aiutateci a restare a casa» è il grido di molti anziani, fatto proprio già da tempo dalla Comunità di S. Egidio. E per molti di loro sarebbe ancora possibile. Si tratta di assicurare alcuni servizi anche modesti che possono essere offerti – e molto spesso lo sono – dalle Associazioni di volontariato, ma anche e soprattutto ricucendo un tessuto amicale di condominio e di vicinato che può dare una mano e un aiuto reciproco. Ma soprattutto dovrebbero impegnarsi le Istituzioni – Comune, Quartiere – che in questo modo gioverebbero anche… ai bilanci pubblici!

Questo presuppone però di ripensare e valorizzare il ruolo degli anziani, ben evidenziato nell’incontro mondiale delle famiglie a Valencia nel 2006. Essi rappresentano «un patrimonio di esperienze, di disponibilità, di conoscenze». E non è neppure vero, come sostiene una «sottocultura del consumismo» che non sono produttivi: al contrario spesso sono insostituibili in famiglia – pensiamo solo al ruolo dei nonni – nelle opere del volontariato e nell’impegno civile.

Sempre più spesso poi «gli anziani sono importanti nella trasmissione della fede – e dei valori, in genere – perché essi hanno forte identità culturale, memoria vissuta, senso della comunità. Tutti elementi preziosi per aiutare a costruire il senso religioso».

Gli anziani per primi devono essere consapevoli e testimoni di tutto questo, non chiudersi nella «fortezza dei rimpianti» e guardare in avanti, nella consapevolezza che ogni età ha qualcosa da donare che è diverso, ma non meno importante di quel che era possibile in precedenza.