Lettere in redazione

Caso Englaro, dove arriveremo?

Caro Direttore,come per Welby anche il caso di Eluana Englaro viene strumentalizzato da quanti vorrebbero la legalizzazione dell’eutanasia, ma se viene infranto il principio della sacralità della vita dove arriveremo?

In Olanda anni fa fu approvata una legge che prevedeva l’eutanasia per i casi pietosi; oggi vengono soppressi (dietro richiesta dei genitori) bambini handicappati e malati di mente. In ogni caso trovo singolare che la vita di una persona dipenda da una sentenza o dal principio filosofico di un padre tanto più che dal coma vegetativo si sono svegliate non poche persone anche a distanza di anni.

Lucio Cashindirizzo email

La vicenda di Eluana Englaro presenta molti aspetti che possono rendere difficile orientarsi e valutare anche nel nostro mondo. Cè prima di tutto il dramma di una persona e di una famiglia che non può lasciarci indifferenti e non ci consente certo di passare oltre.

Il decreto della Corte d’Appello di Milano, contrario a tutti gli altri precedenti, autorizza il padre, in quanto tutore, a «staccare la spina», a cessare cioè la alimentazione ma se non si dà ad Eluana da bere e da mangiare morirà di fame e di sete in due settimane.

Questa è la terribile realtà.

Ma il problema si amplia e ci si domanda se un tribunale, neppure una legge del Parlamento, può avere la facoltà di stabilire chi può vivere e chi può morire.

Il caso dell’Olanda che lei cita, caro signor Lucio, è emblematico: si parte col legiferare su casi dolorosi e estremi, necessariamente limitati, e si arriva sempre in Olanda alle conseguenze che dei genitori possono chiedere e, in base alla legge, ottenere di sopprimere bambini handicappati o malati di mente.

Questa deriva può e deve essere fermata, ribadita la sacralità della vita, di ogni vita dal concepimento fino alla morte naturale, anche di quella che può apparire inutile. È una battaglia che per certi aspetti va contro corrente, ma che può trovare ampi consensi anche tra chi non è credente. La difesa della vita non è – come certe forze minoritarie affermano – cattolica ma umana.

Certo questa difesa comporta una presa in carico da parte della società di tante situazioni dolorose che non possono essere lasciate alla sola famiglia che, spaventata da questo cumulo di impegno, spesso è lasciata da sola. La Chiesa stessa mentre difende la dignità della vita si fa carico di impegni concreti, e non da oggi, basta pensare al Cottolengo.