Lettere in redazione

Contrario alla Tav senza il consenso delle comunità locali

Io cattolico sono contro la TAV. Non entro in merito alla sua utilità; se danneggia il territorio, se i treni andranno meno o più veloci, se è politicamente utile oppure no, se è un male per la salute, se l’ideologia di destra la ritiene utile e l’ideologia di sinistra la ritiene dannosa o viceversa ecc. Se le comunità locali l’hanno bocciata è perché da secoli conoscono il territorio e ne conoscono i limiti e i pericoli. Non ci sono ingegneri o architetti o esperti che possano conoscere il territorio come chi ci abita da secoli. In India una legge costituzionale prevede che senza l’avvallo delle Comunità locali non si possono costruire opere che potrebbero arrecare danno alla comunità. Quindi non si possono fare convegni sulla salvaguardia del creato come è stato fatto ad Assisi e poi nel concreto si continua a distruggere il territorio senza rispettare la volontà dei cittadini che vi abitano.

Roberto LombardoFirenze

Caro Lombardo, anch’io non voglio entrare sull’opportunità di costruire quel tratto di Tav in Piemonte, che fa tanto discutere e protestare. Sul piano dei principi lei ha ragione: le grandi opere devono esser fatte sempre con il consenso delle comunità locali. Ma compito della (buona) politica è proprio quello di ottenere il consenso attorno a scelte che siano nell’interesse di tutti, cioè del «bene comune». Perché la tentazione del «no» a qualsiasi sacrificio è radicata in ognuno di noi. Chi vorrebbe accanto al proprio giardino una fabbrica, un inceneritore, una discarica, un’autostrada, una ferrovia o anche… un cimitero?

Facciamo un esempio. Che la terza corsia dell’autosole sia una buona cosa credo se ne renda conto chiunque si trovi a percorrerla nel tratto tra Firenze e Bologna. Quanti incidenti potrà evitare? Quanto tempo farà risparmiare a tutti noi? Ma se ponessimo la domanda al singolo proprietario che si è visto espropriare un pezzo del suo terreno, per realizzare quell’ampliamento, pensa che sarebbe d’accordo? Allora, il consenso a che livello va cercato? Chi dovrebbe dare il suo sì ad un’opera come quella? Chi la può utilizzare o chi abita nelle zone attraversate? Credo tutti e due, in un bilanciamento di legittimi interessi che dovrebbe spettare, appunto, alla politica. Anche qui in Toscana esistono degli strumenti per guidare questi processi di codecisione. Ma non sono semplici e risolutivi. E non possiamo neanche nasconderci che quando sono in ballo grandi interessi economici, c’è sempre qualcuno che cercare di forzare la mano, di costringere le amministrazioni a prendere determinate decisioni, anche contro il «bene comune» e la tutela dell’ambiente. Come dimostrano anche le recenti inchieste sulla Tav in Toscana, al di là – ovviamente – delle responsabilità dei singoli che sono ancora tutte da accertare.

Claudio Turrini