Lettere in redazione

Discussione in famiglia sul settimanale

Caro Direttore,come ormai accade da diversi anni, giunti a novembre, si apre in famiglia la discussione se rinnovare o meno l’abbonamento a Toscanaoggi. Per farla breve dirò che in questi giorni abbiamo deciso il rinnovo anche per il 2008, confidando tuttavia di non dover più leggere articoli sui cognomi, su ricette, sui modi di dire o altre «pissere» amenità del genere, certamente più adatte a contesti diversi e che contribuiscono a connotare di un basso profilo l’intera pubblicazione.

Faccio presente che siamo abbonati anche ad «Aggiornamenti Sociali» e «Popoli»; anni fa Toscanaoggi poteva considerarsi un complemento, a livello locale, di queste riviste: perché non tornare ad esserlo?

Con l’occasione rilevo inoltre che non mi ha convinto la sua risposta alla bella lettera di don Mazzinghi. Don Luca ha parlato di «taglio editoriale del giornale»; nella risposta si è invece equivocato (?) virando sul taglio editoriale della pagina.

Lettera firmataFirenze

Fa piacere sapere che per alcuni lettori rinnovare l’abbonamento al Settimanale non è un gesto scontato, ma nasce da una discussione «fatta in famiglia», in cui si valuta se il «prodotto» merita fiducia, cioè corrisponde a quanto si richiede ad un giornale come Toscanaoggi. È dunque per noi una fiducia che dobbiamo guadagnare anno per anno.

Questo atteggiamento non ci dispiace affatto, anzi, ci responsabilizza e ci impegna a ripensare e arricchire sempre di più il giornale senza snaturare però la funzione che non è – né può essere – quella di riviste specializzate come «Aggiornamenti Sociali».

Nostro compito è prima di tutto offrire un’ampia e corretta informazione sulla vita delle Chiese locali e far conoscere i vari documenti del Magistero: e ci sembra che già tutto questo sia un servizio particolarmente utile perché spesso la vita della Chiesa – soprattutto della Chiesa locale – è trascurata e minimizzata dai mezzi di comunicazione. C’è poi l’impegno a presentare i vari avvenimenti socio-politici – con particolare attenzione per quelli della nostra Regione – letti e analizzati alla luce del Vangelo. Senza, certo, voler dare giudizi definitivi, ma spunti di riflessione che aiutino a farsi convincimenti personali e motivati. Toscanaoggi vuol anche essere – lo abbiamo detto più volte – un «luogo» di incontro anche intraecclesiale. Per questo nel n. 5 abbiamo dato ampio spazio al dibattito scaturito tra i nostri lettori dagli interventi di De Marco e Mazzinghi. Questo ci sembra un buon contributo alla riflessione su un tema – come vivificare e radicare sempre più la nostra fede– non certo di poco conto.

Non sono però d’accordo sul giudizio un po’ troppo sbrigativo che investe tutta una serie di articoli e rubriche che danno vita a «Inventario», che tendono, fra l’altro, a tener vive le nostre tradizioni toscane. Anche queste sono nostre radici e non credo sia giusto tagliarle o ignorarle. E del resto alcuni interventi possono non piacere, non interessare, ma non credo proprio che si possano liquidare come «pisseri». Detto questo però ben vengano le critiche che ci spingono a far sempre meglio e a non essere mai banali o ripetitivi.