Lettere in redazione

Festa della famiglia con la Villoresi

Riflettevo in questi giorni sulla presenza di alcuni noti personaggi dello spettacolo alla festa della famiglia organizzata dalla Diocesi di Firenze domenica 5 giugno: in particolare, la bravissima Pamela Villoresi, che con la sua splendida voce aveva già accompagnato la via Crucis del Venerdì santo al Colosseo. Ora, si dà il caso che la Villoresi si sia espressamente pronunciata a favore del sì ai referendum sulla procreazione assistita; così come, in passato, aveva difeso la legge sull’aborto (tanto da attirarsi, per esempio, la reprimenda del giornale del Movimento per la vita).

Ebbene, a mio modesto parere le due situazioni sono in evidente contrasto, e bisognerebbe avere il coraggio di scegliere: se si pensa che su certi principi non si possa assolutamente transigere, allora non si dovrebbe ricorrere a personaggi che li hanno pubblicamente sconfessati; se invece li invitiamo ufficialmente a manifestazioni di profondo significato ecclesiale, ciò presuppone un atteggiamento di dialogo alquanto diverso dal «muro contro muro» a cui in questi giorni, purtroppo, la comunità cristiana sta di fatto contribuendo.Francesco MichelazzoFirenze

L’attrice Pamela Villoresi è intervenuta alla festa della famiglia organizzata dalla Diocesi di Firenze domenica 5 giugno, assieme ad altri artisti, come Carlo Monni, per leggere – da professionista quale è, e su questo non ci piove – brani di Dante, Savonarola, Giovanni Paolo II, Mario Luzi. Tutto qui. In un caso come questo non mi sembra si pongano particolari problemi di «coerenza». Diverso sarebbe stato il caso in cui un’attrice fosse stata chiamata a testimoniare pubblicamente delle proprie scelte di vita o comunque ad appoggiare con la sua sola presenza il valore cristiano della famiglia. Mi sembra però che all’amico Michelazzo alla fine importi un’altra questione, che è quella dell’atteggiamento che la comunità cristiana deve avere con gli «altri», intendendo con questo brutto termine – che adopro solo per semplificare il discorso – chi non è vicino alla Chiesa. Qui mi sembra che la strada maestra sia quella tracciata dal Concilio, nella costituzione «Gaudium et spes». «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono – si legge nel proemio – sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. (…) Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia».