Lettere in redazione

Gli sprechi della politica e i sacrifici dei pensionati

Sono un vostro vecchissimo lettore di «Vita Nova» e «Toscana Oggi» nonché un democristiano dal 1948 e mi permetto di dire che sono pienamente d’accordo con quanto viene giustamente scritto da due lettori su «Toscana Oggi» del 22 e 29 settembre mentre non sono d’accordo con le risposte date da Turrini. È l’ora di farla finita di dire «tanto sono pochi», perciò incidono poco sulla spesa globale. Cominciamo dal Quirinale, cominciamo dall’alto (straordinari, missioni, incarichi speciali, ecc.) fino a uscieri e guardie. Senato e Camera, dovevano dimezzarsi. Guardie del corpo: sono troppe, quando ne avessero una basterebbe, poiché si è veduto, se vogliono farli fuori ci riescono anche se c’è la scorta. Province, comuni, regioni, prefetture, enti vari, ecc: dovevano dimezzare tutto… Ma tanto sono pochi! Ma tanto sono pochi e nominiamone (forse per ragioni politiche) altri quattro poverini che non sapevano come tirare avanti e avevano bisogno di altri 20 mila euro al mese! Perché non fate una bella paginata di quanto portano a casa ogni mese questi signori? Mi scusi lo sfogo ma sono un pensionato che deve tirare avanti con 1.100 euro al mese.

Un pensionatoPisa

Pubblico volentieri questa lettera, che ho dovuto un po’ riassumere e aggiustare nella forma, perché ci tengo ad evitare equivoci. Il nostro lettore cita due lettere pubblicate a settembre e nelle quali si criticava la scelta di Napolitano di nominare senatori a vita Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia. Se rilegge con attenzione le mie risposte vedrà che non giustificavo affatto gli sprechi della politica e della pubblica amministrazione, sui quali sono perfettamente d’accordo con lei. Tanto è vero che più volte li abbiamo criticati (veda ad esempio la risposta alla lettera sugli stipendi dei manager pubblici, pubblicata sul n. 42 del 24 novembre 2013). Ma ritenevo «demagogico» l’appigliarsi allo stipendio di quattro senatori solo perché si consideravano nominati come «stampelle» del governo Letta. Perché se fossero state personalità ascrivibili ad un’altra parte politica, sarebbe stata una decisione opportuna? E sinceramente, possiamo trattare quelle quattro personalità come delle banderuole? Chiediamoci piuttosto se questo istituto (i senatori a vita) abbia ancora un senso. E più in generale se non sia da riformare il bicameralismo previsto dalla Costituzione. Quanto poi agli stipendi degli impiegati di Camera e Senato credo siano altrettanto scandalosi di quelli dei politici, ma vedo che nessuno propone di sforbiciarli. Ho anche denunciato come «scandaloso» (veda la risposta sul n. 16 del 2013) che in un Paese dove le pensioni minime sono bloccate da tempo si sia concesso l’adeguamento dello stipendio (+ 3,1%) al primo presidente della Corte di Cassazione, che porta a casa ben 302.937 euro all’anno. E ben sapendo che a quello stipendio sono agganciati per legge tutti quelli dei manager statali e di altre cariche dello Stato.

Claudio Turrini