Lettere in redazione

I cattolici di fronte al «caso Berlusconi», dibattito tra i lettori

La mancanza di un codice eticoGentile direttore, credo (e spero) che in questi giorni lei avrà ricevuto una gran quantità di lettere come la mia di persone credenti e praticanti sbigottite per quanto sta inesorabilmente emergendo riguardo lo stile di vita e la totale mancanza di un qualsiasi codice etico del capo del governo italiano. Non ne posso veramente più di questo personaggio che sta avvelenando la vita politica e le coscienze di tanti italiani e di tanti giovani con una filosofia di vita che è il rovescio violento di una retta vita cristiana. Qui non si tratta di essere di destra o di sinistra: soprattutto coloro che fanno riferimento alle idee di una destra moderata, legalitaria, rispettosa delle regole, dovrebbero sentirsi umiliati di essere rappresentati da una così squallida persona. Premesso che la destra che ha vinto le ultime elezioni ha il diritto/dovere di governare fino alla scadenza del mandato, è possibile che tra le sue fila non esista una persona in grado di sostituire dignitosamente l’attuale premier nella sua funzione? Dobbiamo tenerci questo personaggio, qualunque cosa faccia, per sempre? Allora è proprio vero che la Pdl non è un vero partito, ma è una organizzazione di sua proprietà! Gianni SimonciniFirenze Mercimonio e ipocrisiaIn riferimento al richiamo alla moralità espresso dal cardinale Bertone, «Repubblica», il massimo organo di moralizzazione pubblica italiano ha titolato: «La Santa Sede scomunica Berlusconi». Ciò che sconcerta non sono le parole di circostanza proferite dal segretario di stato vaticano, ma la vergognosa azione di sciacallaggio operata da un media il cui nemico numero uno (dopo Berlusconi) è la Chiesa Cattolica. Evidentemente il vizietto della strumentalizzazione è connaturale ad una certa cultura di estrazione laicista ed anticlericale. Ma vendendo ai fatti, il giornale diretto da Ezio Mauro, può spiegare agli italiani come riesce ad «armonizzare» le accuse a Berlusconi di accompagnarsi a prostitute e la contemporanea pubblicizzazione di «accompagnatrici» e «massaggiatrici» nell’edizione web «Repubblica Annunci»? È «morale» e soprattutto legale, pubblicare annunci che parlano di «servizi professionali» e di «relazioni» che esplicitamente si riferiscono al mestiere più antico del mondo? O Repubblica pensa che usando l’espressione moderna accompagnatrice, massaggiatrice o escort, d’incanto, l’immorale pratica del meretricio assuma un carattere morale? Che differenza passerebbe dunque tra i fruitori dei «servizi» di «Repubblica» (i suoi lettori) e il donnaiolo Berlusconi? Il mercimonio dei corpi è immorale, l’ipocrisia non è da meno! Gianni Toffaliindirizzo email Stile di vita non sostenibileCaro direttore, un gruppo di esponenti del Pdl hanno scritto una lettera aperta ai cattolici perché non si lascino travolgere dalla «gogna mediatica» che colpisce il premier. Io, meno autorevolmente, la penso in modo diverso e non mi riferisco alle ultime vicende, ma faccio riferimento a tutta la vita di Berlusconi che per un cattolico non mi sembra proprio da sostenere. Alcuni dati incontrovertibili: ha divorziato due volte e le motivazioni dell’ultimo divorzio, a detta della moglie, sono state le frequentazioni con prostitute anche minorenni. Ha bestemmiato pubblicamente ed è da presumere che sia una sua abitudine. Ha fatto pubblicamente la Santa Comunione perché voleva far vedere quanto fosse religioso nonostante i due divorzi, mentre chiaramente era un modo per servirsi della Chiesa. È stato iscritto alla loggia massonica P2 che per un non cattolico può anche essere indifferente, ma per un cattolico qualche problemino lo pone, o no? Un cattolico può senz’altro preferire un governo di destra anziché uno di sinistra, ma certamente non guidato da una persona simile. Torni a fare l’imprenditore, ci guadagnerà lui noi, e l’Italia intera. Potrà così fare tutte le porcherie che vuole senza che nessuno abbia nulla da dire. Luigi CeccatelliFirenzeFunzionali al verbo delle opposizioniGentile direttore, il nostro Paese è attraversato dalla profonda incoerenza di quelli che oso chiamare «laicisti ad orologeria», che mentre sono soliti tuonare contro il Papa e i Vescovi parimenti si sono permessi di prenderli per la tonaca, pretendendo anatemi contro Berlusconi per le sue presunte licenze nella vita privata. Premesso che giova ribadire l’autonomo diritto della Chiesa a esternare i propri punti di vista anche su questioni che attengono all’ordine temporale, indipendentemente da situazioni contingenti (perché dovrebbe essere loquace per esprimere critiche aperte al Premier e silenziosa dinanzi a posizioni filo eutanasiche o alla legittimazione impropria di cloni della famiglia?), non si capisce poi la ragione per cui, quelli stessi che vorrebbero un intervento «ad adiuvandum» della Chiesa, in favore dei tentativi di demolire Berlusconi a colpi di spallate giudiziarie, tacciono dinanzi a una performance veramente oscena come quella di Vauro, che ha superato ogni limite di tollerabilità, propinandoci ad «Annozero» una sedicente vignetta che vilipende in modo ignominioso il Papa. Sarebbe dunque auspicabile che nell’agone della politica nostrana si smettesse di voler trascinare ad ogni costo quelle gerarchie ecclesiastiche, cui si dà credito solo in funzione di ipotesi strumentali di interpretazione del loro pensiero come funzionali al verbo delle opposizioni al Governo in carica. Daniele BagnaiFirenze Alternativa non credibileGentile direttore, la stragrande maggioranza degli italiani, anche quelli che in passato hanno difeso strenuamente la libertà sessuale, non approvano i comportamenti di Berlusconi. Tuttavia, secondo i sondaggi, lo scandalo Ruby e le rivelazioni sui presunti festini hard sembrano non influire più di tanto sulle intenzioni di voto. Probabilmente molti elettori ritengono che l’opposizione non offra una alternativa credibile; troppo litigiosi e troppo nostalgici (almeno in parte) di ideologie ormai vecchie e superate. Il centro-sinistra non é riuscito a conquistare l’elettorato moderato e cattolico. Mi domando come un moderato possa accettare le idee di Vendola e per un cattolico le ideee dei radicali, che nel Pd hanno allargato la loro influenza, mentre i cattolici sono stati emarginati. E che dire della stampa e di certe trasmissioni televisive, orientate a sinistra, che non mancano occasione per calunniare la Chiesa e il Papa e irridere ai valori ,soprattutto umani, che i cattolici sostengono per il bene della società? Goran Innocentiindirizzo email Valori cristiani e realpolitikPrima del recente monito del Papa e del cardinale Tarcisio Bertone sui grandi temi etici della politica, vorremmo evidenziare che più volte i massimi esponenti della nostra Chiesa cattolica hanno espresso pubblicamente a Silvio Berlusconi, con sorrisi e strette di mano, attestazioni di fiducia e consenso.Tralasciando il giudizio critico sulla sua attività politica (carenza di indirizzi e di scelte) tali atteggiamenti della Chiesa suscitano imbarazzo e inquietudine, in tanti credenti, in considerazione dei fatti che da tempo coinvolgono l’attuale presidente del Consiglio dei ministri.

Ancor più sconcerto provoca il farsi avanti di un «modello cristiano» delegato e sostenuto dalla compagine governativa, a tutela di alcuni valori essenziali (diritto alla vita, famiglia, dignità della persona) nel timore, evidentemente, che la fede cristiana si disgreghi senza l’appoggio dei poteri politici. Viene così meno la «carica profetica e l’identità spirituale della Chiesa come popolo di Dio che nella storia cerca di leggere i segni dei tempi e di costruire il regno» (A. Cortesi, Storia Etica Politica, Convegno regionale Azione cattolica-Pitigliano 21/3/2011). Prevale invece l’intervento diretto dei pastori nell’ambito dell’azione politica e legislativa; intervento che si sostituisce alla presenza di un laicato cattolico in grado di assumersi responsabilità nelle realtà in cui viviamo.

A nostro parere l’impegno dei cattolici nel tempo attuale dovrebbe porre al «centro», più che la crescita numerica dei fedeli e i successi da conseguire sul piano politico-legislativo, la testimonianza evangelica vissuta con coerenza. Si tratta, come viene sollevato da più parti dalle comunità ecclesiali e dall’associazionismo cattolico di denunciare e smascherare la pratica ormai diffusa di una proclamazione esplicita di valori cristiani accompagnata da una sistematica negazione degli stessi nella vita personale e nella vita pubblica, in particolare di chi è alla guida del Paese. L’intento che ci muove è quello di non rassegnarsi alla «contestualizzazione» e all’ineluttabilità che inquinano e degradano la vita del Paese e delle istituzioni. Bisogna invece reagire tracciando le basi di una trasformazione e di un’alternativa di mentalità.

Un gruppo parrocchialedi Sesto Fiorentino

Sono state veramente tante le lettere arrivate in questi giorni in redazione sul «caso Berlusconi». E partirei proprio dal proporre di non chiamarlo più «caso Ruby», nel tentativo di cominciare a togliere da sotto i riflettori quella povera ragazza, appena maggiorenne (verrebbe voglia di dire: poco più che bambina), ma con atteggiamenti e sembianze da donna vissuta. Vorrei che fossero d’accordo anche i colleghi delle tv. È necessario toglierla da sotto quei riflettori che la segneranno (sicuramente in negativo, anche se lei pensasse il contrario) per tutta la vita.

Per quanto riguarda le lettere, ne abbiamo selezionate alcune (in parte anche ridotte) nel tentativo di dare l’idea di come la pensano i nostri lettori che, con un minimo di presunzione da parte nostra, crediamo rappresentino in modo significativo il pensiero – diviso – del mondo cattolico. Mentre nel merito dell’argomento, non posso che ribadire quanto scritto nell’editoriale dello scorso numero (Scandalo politico-giudiziario: fare chiarezza e darsi una regolata per il bene del Paese), anche se non da tutti condiviso, ma che trova, a mio modesto parere, sostanza e autorevolezza nelle parole del cardinale Bagnasco al Consiglio permanente della Cei, quando ha parlato di debolezza etica, di comportamenti contrari al pubblico decoro, di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, ma anche di eccessi da parte della magistratura e di logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni.

Per cui, fermo restando che «chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta», noi non vogliamo entrare in camera da letto di Berlusconi. Su certe ipotetiche questioni risponderà alla sua coscienza, al suo confessore (se ce l’ha) e, in ultima analisi, al Padreterno (come tutti noi, del resto). Ed è per questo che ci fermiamo in sala da pranzo per dire che quel tipo di feste (e su queste non ci sono dubbi) non possono essere poste come modello.

In questo senso, più che la vicenda politico-giudiziaria, ci preme ribadire che certi stili di vita sono diseducativi, soprattutto se ostentati dai diretti interessati e amplificati a dismisura dai media. Questo lo dobbiamo dire con forza, proprio noi cattolici, nel momento in cui i vescovi ci chiedono, con gli Orientamenti pastorali per il decennio, di «educare alla vita buona del Vangelo». Anzi, come giornale ci impegnamo, fin dal prossimo numero, ad affrontare la questione sul piano culturale con una serie di interventi che portino ad un confronto anche sulla specificità dell’emergenza educativa in Toscana.

Intanto, fermiamoci tutti finché siamo in tempo, facciamo chiarezza e, come suggerisce il cardinale Bagnasco, non cediamo al pessimismo, guardiamo avanti con fiducia: «È questo l’atteggiamento interiore che permetterà di avere quello scatto di coscienza e di responsabilità necessario per camminare e costruire insieme».

Andrea Fagioli