Lettere in redazione

I giovani e lo sballo del sabato sera

Caro Direttore,pensando al problema delle discoteche dove tanti giovani vanno alla fine della settimana a ballare, tra tanto frastuono di musica assordante sotto luci psichedeliche accecanti e bevendo troppo e anche con uso di droga, giovani che trovano però in queste discoteche poco relax e serenità e spesso al ritorno li attende la morte.

Allora mi sono chiesta: questi giovani cosa cercano? È evidente un’intesa con altri coetanei per un bisogno di ricevere e dare amicizia e amore. Un anelito verso il volersi bene.

Allora io penso che qualcosa noi adulti potremmo dare loro. Qualcosa di diverso. Semplicemente la possibilità per alcuni di essi di «parlare».

In discoteca, accanto al luogo delle danze e della musica assordante c’è certo qualche piccolo vano dove possono trovare posto una decina di persone. All’apertura della discoteca si dica a tutti i giovani: «stasera sono venute qui due persone che vogliono parlare con chi di voi avesse voglia di farlo. Queste persone sono in attesa di chi lo vuole».

Può succedere che uno o due giovani aderiscano a questo invito e vadano a vedere di che si tratta. Alcuni dopo uno o due minuti potranno tornarsene alle danze, altri potranno restare più a lungo. Potrebbe essere un’occasione per parlare e scambiarsi notizie sulla loro vita, su cosa faranno da adulti, sulle loro amicizie, sulle loro letture. Io credo che ciò potrebbe interessare i giovani e calmare l’eccitazione dal troppo rumore e dare più sicurezza nelle auto sulla via del ritorno.Bea CorsiniFirenze Ormai nei fine settimana le discoteche – solo nella nostra Regione se ne contano oltre 350 – diventano i veri centri di aggregazione giovanile. È infatti lì che convergono, come per un rito, centinaia e centinaia di giovani e giovanissimi per incontrarsi, far festa, intessere nuove amicizie, ma molto spesso per un disagio interiore che si crede di superare, mediante esperienze estreme che lasciano sempre un segno. È lo «sballo del sabato sera» che sempre più frequentemente determina «le stragi del sabato sera». Le statistiche ci dicono che venerdì-sabato-domenica sono le tre notti in cui si verificano il 65% degli incidenti stradali: in Toscana nel 2005 si sono avuti 450 decessi e 24 mila feriti e nel 42% dei casi la vittima era un ragazzo tra i 15 e i 29 anni. E le cause sono per lo più riconducibili all’abuso di alcol e/o a pasticche di hashish e cocaina.È un fenomeno che non può lasciarci indifferenti: ma come arginarlo? Si sono fatti dei tentativi, anche sul piano legislativo, per limitare gli orari delle discoteche, ma con risultati scarsi o nulli: troppi sono gli interessi. Un’iniziativa che va nella direzione da lei auspicata, gentile signora Corsini, potrebbe essere la cosiddetta «camera di decompressione». Un recente progetto, finanziato dal Ministero della solidarietà sociale, invita ogni discoteca ad approntare «un ambiente soft e uno staff di volontari preparati per aiutare i ragazzi a rilassarsi e a verificare il proprio stato psico-fisico, prima di mettersi alla guida». Le Regioni pilota che attueranno questo progetto sono cinque tra cui la Toscana.Questa iniziativa, certamente positiva, si limita però alla riduzione del danno, mentre è fondamentale affrontarne la radice. E qui la Comunità cristiana è fortemente interpellata. Le esperienze non mancano: sono molti gli incontri che dei giovani cattolici promuovono con i loro coetanei nelle stesse discoteche: è un seme lanciato. È importante però che poi si riesca a mostrare, nella concretezza del quotidiano, che la vita si può giocare – ed è bello farlo – su mete che non siano lo sballo del sabato sera.