Lettere in redazione

I nuovi ticket sanitari favoriscono gli evasori

Capisco le necessità di far cassa ad ogni costo, ma i nuovi ticket che la Regione Toscana ha introdotto da qualche giorno mi sembrano sbagliati, soprattutto per l’applicazione che è stata fatta degli scaglioni, modulati sul reddito. È vero che un reddito familiare di 36 mila euro (sotto il quale mi sembra che non si paghi niente) denota già una situazione economica discreta, ma diverso è il caso se si tratta di una famiglia con tre figli e magari un anziano in caso oppure di un single. E poi, visto che l’evasione fiscale in Italia è altissima e le dichiarazioni dei redditi di alcune categorie di lavoratori autonomi sono a dir poco vergognose, finisce che questo nuovo balzello cade tutto sulle spalle di famiglie del ceto medio, con reddito da lavoro dipendente. Così all’ingiustizia di chi presenta dichiarazioni dei redditi bugiarde, si aggiunge la beffa dell’esenzione dai ticket.

Lettera firmataPrato

Il problema che lamenta il nostro lettore è reale. Dal 3 settembre sono stati introdotti in Toscana nuovi ticket sia per le ricette di farmaci che per gli esami diagnostici e le visite in convenzione. Invece di applicare il ticket di 10 euro a ricetta, varato nel luglio scorso dal governo per tutti i «non esentati», la Regione ha scelto misure alternative di compartecipazione alla spesa sanitaria, decidendo di modularle sul reddito. Principio più che giusto. Purché la progressività dei ticket sia ben modulata e che le dichiarazioni siano veritiere.

In questa prima fase al cittadino che si presenta in farmacia con una ricetta (e non gode di esenzione per patalogia) viene chiesto di dichiarare (e firmare) la fascia di reddito, facendo riferimento o al reddito familiare fiscale (cioè il cumulo dei redditi del dichiarante, del coniuge e dei familiari a carico) oppure all’indicatore Isee (che magari si è fatto per l’accesso ad altri servizi, come le mense, il nido o l’università). Se si è sotto 36.151,98 euro l’anno, si è esenti. Fino a 70 mila euro si paga un ticket di 10 euro per la specialistica o per le analisi, di 15 per la chirurgia ambulatoriale e la diagnostica per immagini e di 32 euro per pacchetti ambulatoriali complessi. Per quanto riguarda invece i farmaci, in questa fascia di reddito ci vengono richiesti 2 euro a confezione fino ad un massimo di 4 euro per ricetta. Nella terza fascia di reddito tra 70 mila e 100 mila euro, per i farmaci si sale a 3 euro a confezione (massimo 6 euro) e per la specialistica ambulatoriale si raddoppiano almeno (per la risonanza magnetica e la tac si sale a 24 euro). Sopra i 100 mila euro si sale ancora mediamente di altri 10 euro a prestazione e di un euro a confezione per le ricette.

Francamente queste quattro fasce sembrano poche e i ticket vanno a pesare percentualmente molto più sulla seconda fascia che non su quelle successive. Due euro su una ricetta sono poca cosa se ti capita di acquistare 5 o 6 farmaci l’anno. Altra cosa se per una malattia devi mettere insieme più ricette, più analisi, qualche visita e accertamento diagnostico. In un mese puoi arrivare a sborsare anche 100-200 euro. Ma quello che convince ancora meno è l’equiparazione (seppure provvisoria) tra reddito familiare e Isee, che sono due cose molto diverse. Il primo fa solo la somma algebrica dei redditi percepiti. Il secondo cerca di tener conto di tanti altri parametri (dalla proprietà di immobili, ai depositi bancari) e li rapporta al numero di componenti del nucleo familiare e alla loro tipologia. Per questo è molto più equo, e più orientato alla famiglia, anche se non privo comunque di difetti (e infatti la stessa Regione vorrebbe modificarlo). In futuro l’Indicatore situazione economica equivalente (Isee) verrà usato per l’accesso a tutti servizi e anche per  biglietti e abbonamenti del trasporto regionale. Ma se le dichiarazioni dei redditi rimangono spesso fasulle, questo si ripercuote anche sull’Isee. Com’è possibile (dati 2011) che un gioielliere dichiari in media 17 mila euro di reddito, un bar 16.800 euro e un istituto di bellezza addirittura 6.500 euro l’anno?

Claudio Turrini