Lettere in redazione

I perché della riforma elettorale

Caro Direttore,complimenti vivissimi per come guidate il giornale. Il numero 37 del 16 ottobre porta diversi articoli con argomenti sui quali intendo esprimere il mio pensiero. In particolare condivido le argomentazioni espresse nell’intervista al professor Emanuele Rossi nel merito della riforma della legge elettorale. Chiedo: c’è fra i lettori di Toscanaoggi qualcuno che possa dare una risposta ragionevole alle motivazioni che hanno indotto l’attuale maggioranza a varare una «riforma senza un perché»? Sono legittimato a credere, od è una mia opinione, che questa riforma abbia solo una motivazione: diminuire la eventuale sconfitta del centro destra, indebolire il bipolarismo, il tutto al solo scopo di creare difficoltà al centro sinistra? Io non sono partigiano né per una né per l’altra parte, ma hanno ragione di essere gli argomenti posti da Emanuele Rossi? È una mia opinione se affermo che è stata calpestata dall’attuale maggioranza la volontà popolare espressa con il referendum, quello del ’93, attuando una «riforma senza un perché»? Infine qual è il pensiero di Toscanaoggi?Francesco CalcagniniSarzana (La Spezia) Lei chiede, caro Calcagnini, qual è il nostro pensiero sulla riforma elettorale in senso proporzionale che, già approvata dalla Camera, sta ora per ricevere il via definitivo dal Senato. Le critiche di Emanuele Rossi, «nel metodo al di là del merito», sono da noi pienamente condivise: è una legge elaborata in fretta, non preceduta da una seria ricerca di quell’ampio consenso, che è particolarmente auspicabile in questa materia, e soprattutto presenta delle incongruenze forse non casuali che potrebbero determinare serie disfunzioni.Detto questo però non possiamo esimerci dall’analizzare senza dogmatismo le conseguenze che il maggioritario – non in sé ma come si è realizzato in Italia – ha determinato nella nostra vita politica.Le forze che col maggioritario hanno dato vita ai due schieramenti sono disomogenee per storia, tradizione politica, programmi: sono in fondo dei cartelli elettorali che si sono formati soprattutto per vincere le elezioni. Questo rende però poi difficile per chiunque vinca il governare perché nella concreta azione di governo le differenze, che sono anche notevoli, emergono e determinano conflittualità interna ed estenuanti mediazioni. Un’altra conseguenza è l’accentuata contrapposizione, determinata anche da un’eccessiva personalizzazione, tanto che alcuni hanno parlato di … maggioritario all’arma bianca! Questa conflittualità permanente e su ogni argomento è per il 74,6% degli italiani, secondo una ricerca dell’Istituto Cattaneo di Bologna, causa dell’allontanamento dei cittadini dalla partecipazione.Possiamo quindi domandarci – nella consapevolezza che ogni sistema elettorale è legittimo, «purché rispettoso dell’autentica democrazia» – se una legge proporzionale, che assicuri un premio alla coalizione vincente, abbia un adeguato sbarramento e il voto di preferenza, non sia più adatta alla situazione italiana caratterizzata da una varietà di opzioni politiche, culturali ed anche etiche. Questo permetterebbe tra l’altro una verifica dell’effettiva consistenza elettorale di ciascuna forza della coalizione.

Legge elettorale, una riforma senza un perché