Lettere in redazione

I radicali e la polemica sulle spese per il Papa

I radicali hanno contestato alla Regione Toscana lo stanziamento di 120 mila euro come contributo per l’organizzazione della visita del Papa ad Arezzo e altre città toscane, ma non mi risulta che abbiano mai contestato altri contributi che i comuni e regioni elargiscono in occasione di altri eventi a loro più ideologicamente vicini. La Regione Toscana ha risposto che quella somma elargita è un buon investimento per la ricaduta che la visita stessa potrà comportare per la promozione turistica dei luoghi interessati, ma ai radicali interessa solo la demagogia. Se veramente sono preoccupati per la situazione economica del paese comincino a dare l’esempio loro, rinunciando al finanziamento dei partiti e al contributo di 10 milioni di euro che ogni anno ricevono dallo Stato per «Radio radicale». Per i parziali servizi dalle Camere non basta la Rai?

Vedran Guerriniindirizzo email

Quelle innescate dai radicali contro le spese sostenute da Comune di Arezzo e Regione per garantire il regolare svolgimento della prima visita in Toscana di Benedetto XVI, lo scorso 13 maggio, sono polemiche chiaramente pretestuose. Anche a non voler guardare a ciò che l’evento ha significato per i tanti credenti e che meriterebbe comunque rispetto e considerazione, resta l’innegabile «ritorno» di immagine per tutto il territorio e più in generale per la Toscana. Che la polemica radicale fosse ancora una volta «ideologica» lo dimostra il fatto che non ha trovato sponde da nessuna parte. Puntigliosa la replica del sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani (Pd) alla senatrice radicale Donatella Poretti, che su questo tema aveva presentato un’interrogazione urgente al governo. Dopo aver difeso la decisione di destinare 90 mila euro alle spese per la visita, il sindaco scrive: «Le domande della senatrice Poretti provengono da un’eletta in un’Assemblea il cui costo medio per ciascun senatore  – indennità, rimborsi, vitalizi, … – è di 209.968,84 euro all’anno. Il che vuol dire circa 17.500 euro al mese. Se poi prendiamo il Senato nel complesso della sua struttura, il costo medio di un senatore per la collettività è di 1.608.72,74 euro. Quindi la senatrice Poretti ha perfettamente ragione ad occuparsi di come vengono spesi i soldi pubblici. Certamente farebbe meglio a cominciare da Roma invece che da Arezzo».

Claudio Turrini