Lettere in redazione

Il celibato dei preti non è un dogma

Nulla da eccepire su quanto afferma don Sensini nel suo «Diario» (n. 28 del 23 luglio): secondo la Chiesa, il celibato dei preti è la condizione ottimale per esercitare il ministero sacerdotale, liberi da legami affettivi e da preoccupazioni per la propria famiglia. I candidati al sacerdozio già sanno di dover accettare il celibato, come sublimazione dell’amore e completa dedizione all’apostolato.Da un punto di vista teologico, però, il celibato non è una «conditio sine qua non» per essere ammessi al sacerdozio. Per anni e secoli i preti si sono sposati. Non vedo la necessità di escludere dal ministero i preti che hanno ottenuto la dispensa dal celibato. Sono immense risorse tolte alla Chiesa universale. Quanti sono attualmente i preti sposati nel mondo? Si calcola oltre centomila. Solo negli USA sono 20 mila , in Canada 3 mila. Il Vaticano comunica che i preti regolarmente dispensati dal celibato sono 70 mila. Il sottoscritto che ottenne la dispensa da lui richiesta, inoltrata e sollecitata presso la S.Sede dal proprio vescovo, risultò numerato sui 6.000 già dispensati nel 1966. Non essendo affatto incompatibile il matrimonio col sacerdozio, vista la penuria di preti, si può pensare che prima o poi, la Chiesa, come le chiese ortodosse e protestanti, restauri ciò che era normalmente permesso fin dai primi secoli del cristianesimo. Olimpo TrombettiGrosseto Sul celibato dei sacerdoti esiste un certo dibattito nella Chiesa, del tutto lecito, perché come osservava mons. Gianfranco Ravasi, rispondendo ad una lettera sul «Sole 24 ore» (28 maggio 2006), «il nesso tra sacerdozio e celibato, secondo il Concilio Vaticano II, ha un alto “rapporto di convenienza” (illustrato poi da Paolo VI nella Lettera apostolica “Sacerdotalis coelibatus” del 1967), ma non è un vincolo teologicamente necessario e strutturale». Se ne è parlato anche nel Sinodo dei vescovi sull’Eucarestia, tenutosi un anno fa, in Vaticano. Una delle proposizioni finali, affidate al Papa (la n. 11) ribadisce «l’importanza del dono inestimabile del celibato ecclesiastico nella prassi della Chiesa latina». E aggiunge: «Con riferimento al Magistero, in particolare al Concilio Vaticano II e agli ultimi Pontefici, i Padri hanno chiesto di illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni del rapporto tra il celibato e l’ordinazione sacerdotale, nel pieno rispetto della tradizione delle Chiese orientali. Certuni hanno fatto riferimento ai “viri probati”, ma quest’ipotesi è stata valutata come una strada da non percorrere». C’è attesa adesso per l’Esortazione post-sinodale di Benedetto XVI, anche se non credo che ci saranno novità su questo punto.Claudio Turrini

Sinodo Eucarestia, le 50 proposizioni finali

Diario di un prete di città