Lettere in redazione

Il relativismo, nuova ideologia

Caro Direttore,Giovanni Paolo II nel suo ultimo libro «Memoria e Identità», al capitolo 2 «Ideologie del male», dopo aver parlato dell’ideologia marxista e nazista dice testualmente: «A questo punto non si può fare a meno di toccare una questione oggi più che mai attuale e dolorosa. Dopo la caduta dei regimi costruiti sopra le ideologie del male, in quei Paesi le forme di sterminio nominate poc’anzi sono di fatto cessate. Permane tuttavia lo sterminio legale degli esseri umani concepiti e non ancora nati. E questa volta si tratta di uno sterminio deciso addirittura da Parlamenti eletti democraticamente, nei quali ci si appella al progresso civile delle società e dell’intera umanità. Né mancano altre gravi forme di violazione della Legge di Dio. Penso, ad esempio, alle forti pressioni del Parlamento europeo perché le unioni omosessuali siano riconosciute come una forma alternativa di famiglia, a cui comporterebbe anche il diritto di adozione. È lecito e anzi doveroso porsi la domanda se qui non operi ancora una nuova ideologia del male, forse più subdola e celata, che tenta di sfruttare, contro l’uomo e contro la famiglia, perfino i diritti dell’uomo». A questo punto vorrei sapere cosa pensa di questa considerazione il nostro europarlamentare on. Lapo Pistelli; cosa ha fatto e cosa vorrà fare in merito ad istanze fondamentali come la vita e la famiglia. Penso di poter avere questa risposta, perché il nostro europarlamentare è stato eletto democraticamente con l’ausilio anche di molti cattolici, che lo stimano proprio come persona attenta ai valori fondanti la nostra società.Bruno BaccaniScandicci (Fi) La riflessione che lei cita, caro Baccani, evidenzia con l’autorevolezza, che viene anche dall’esperienza che Giovanni Paolo II ha vissuto direttamente, che il cammino per costruire una società il più possibile a misura d’uomo è arduo perché sempre si frappongono ostacoli, seppur di segno diverso. Tramontate infatti «le ideologie del male» che si sono caratterizzate per il loro disprezzo per l’uomo, altre tendenze di pensiero emergono non meno gravi, anche se più accattivanti. Non nascono come ideologie saldamente strutturate ma – così si è espresso il Papa Benedetto XVI – sono frutto «di quel relativismo che non riconosce nulla di definitivo e che lascia come misura ultima solo il proprio io e le sue voglie» e che tende a diventare dittatura, cioè cultura dominante che influenza e determina i comportamenti individuali e che sempre più vuol imporsi anche con norme legislative.Gli esempi non mancano e ci vengono anche da Paesi di antica tradizione cristiana, a dimostrazione che poco valgono le tradizioni se non sono continuamente vivificate. Sono queste le sfide che ci attendono e ci impegnano, come cristiani, ad attrezzarsi culturalmente, ma anche ad offrire testimonianze credibili e comportamenti coerenti, soprattutto da parte di chi si impegna nella vita sociale e politica con riferimento ai valori del Vangelo, nella convinzione che non stiamo opponendoci al progresso o alla modernità, come si vuol far credere.Di recente si è scritto che la Chiesa dovrà in futuro chiedere perdono dei «no» che ora pronuncia. Non lo credo proprio: anzi la storia ci dice che gli uomini di Chiesa hanno spesso sbagliato proprio quando si è seguito – e a tratti benedetto – il pensiero dominante, il così fan tutti.Nel finale lei, Baccani, chiede come si pone di fronte a queste problematiche l’europarlamentare Pistelli e si attende una risposta in proposito. Lapo Pistelli è nostro lettore attento (e anche abbonato!) e il Settimanale offre come sempre più che volentieri spazio per dibattere questi temi.