Lettere in redazione

Il rifiuto è da riutilizzare, perché incenerirlo?

Da ambientalista cattolico vorrei intervenire nel dibattito sul problema dello smaltimento dei rifiuti. A me sembra che la scelta di incenerire i rifiuti sia sbagliata. Le soluzioni veramente innovative sono quelle che si fondano sul rispetto degli uomini e delle cose. La questione rifiuti non rappresenta solo un problema ma soprattutto un’opportunità: quella di un’educazione civile al rispetto e alla salvaguardia del creato, che poi vuol dire anche rispetto verso se stessi e verso il prossimo, oltre che verso le cose. Perché non applicare il principio della precauzione ed utilizzare alternative già disponibili e risolutive? La scelta della raccolta differenziata porta a porta, contrariamente a quanto riportato dal vostro articolo, comporta dei forti risparmi relativamente al costo di smaltimento, per cui il maggior costo della manodopera è più che ripagato. Ciò è ampiamente dimostrato dai Comuni che, come quello di Capannori, hanno adottato la raccolta differenziata porta a porta e sono gli unici che hanno ridotto la TIA ai cittadini. Esistono dei processi di lavorazione a freddo che consentono il recupero pressoché totale delle materie. Il riciclo ed il riuso delle materie recuperate può creare posti di lavoro e ricchezza, Prato ne è la dimostrazione, dal riutilizzo di vecchi indumenti si è creata una filiera di iniziative imprenditoriali.

In coscienza sento che nella decisione politica del progetto dell’inceneritore c’è la perpetuazione di quel nefasto processo consumistico dello spreco che è direttamente collegato alla condizione di povertà ed abbandono di tanti paesi del sud del mondo. La parola «rifiuto» si deve abbandonare per usare il termine «prodotto da migliorare e riutilizzare». Le materie prime non sono inesauribili. Bruciare la plastica equivale a bruciare petrolio ed anche considerando il recupero di energia prodotto dal «termovalorizzatore» non è altro che un enorme spreco; è dimostrato che riciclare la plastica comporta un risparmio energetico di 20 volte superiore. Tutto ciò senza menzionare i danni alla salute causati dall’inquinamento dell’aria. Si dice che i nuovi «termovalorizzatori» non inquinano. Non sono uno scienziato, ma ho imparato da Lavoisier che «niente si crea, niente si distrugge e che tutto si trasforma», per cui se il fumo di sigaretta fa male, è scientificamente dimostrato che quello che esce dal camino dell’inceneritore è molto più nocivo.

La nostra tradizione cristiana ci dice che la terra non è nostra, il nostro compito è quello amministrare e proteggere il meraviglioso equilibrio del nostro pianeta per preservarlo per i nostri figli. L’attuale modello di società dello spreco e del consumismo non risponde ai requisiti che la dottrina cristiana ci insegna. Chiedo pertanto a tutti i lettori di questo nostro settimanale di fare una riflessione, di ragionare con il proprio cervello e soprattutto con la propria coscienza quando nei media vengono proposte soluzioni che possono nuocere all’integrità dell’ambiente in cui viviamo.

Sergio Benvenuti Prato

Come settimanale abbiamo sempre sottolineato la necessità di promuovere comportamenti rispettosi dell’ambiente. E siamo da sempre favorevoli alla raccolta «porta a porta» o meglio, a sistemi di raccolta che responsabilizzino al massimo i cittadini. Diamoci, quindi, da fare per incrementare la raccolta differenziata (che pure ha dei problemi dei quali parliamo in un servizio proprio su questo numero). Limitiamo al massimo la produzione di rifiuti. Però non escludiamo, nel breve periodo, anche l’utilizzo degli inceneritori, che sono sempre meglio delle discariche. Senza nuovi termovalorizzatori (così si chiamano oggi) e con le discariche in via di esaurimento, la Toscana rischia un’emergenza rifiuti simile a quella campana. L’importante è che vengano realizzati impianti moderni, di dimensioni non eccessive e che siano costantemente monitorati da autorità indipendenti. Nessuno chiede di chiudere l’autostrada «A1» o la «Firenze-Mare», eppure inquinano più di un inceneritore.