Lettere in redazione

Inquisizione, una difesa a tutti i costi della Chiesa

Caro Direttore,l’articolo di Franco Cardini sull’inquisizione (Toscanaoggi n. 31 del 5 settembre 2004) mi ha lasciato l’amaro in bocca ed un misto di sentimenti tra l’amarezza, la pena, la nausea, la rabbia ed ancora peggio. Non sono assiduo lettore di «Toscanaoggi», perché molte volte mi è capitato di storcer la bocca leggendo certi articoli. Tutto questo è normale, anche se uno è abbonato (… per solidarietà); ma di fronte a un articolo come questo, con una impaginazione tipografica di grande rilievo, con l’ausilio di immagini piuttosto macabre, non si può non dire: sentiamo quali sciocchezze racconta e lo leggi.

Nell’articolo appare subito evidente la preoccupazione di difendere a tutti i costi quello che è successo nella Chiesa per molti secoli, è un arrampicarsi sugli specchi con la volontà di assolvere tutto o almeno di ridimensionare, cercando tutte le scuse e con la voglia di ricoprire. Cardini vuol dimostrare che tutto è stato una conseguenza del potere che la Chiesa ha avuto in mano e che era praticamente impossibile fare diversamente. Questo non è un buon servizio che si rende alla Chiesa né, tanto meno, una dimostrazione che le si vuol bene.

Cardini forse non si è reso conto quanto avrà sofferto il Papa e quanto avrà pregato prima di avere il coraggio di chiedere perdono di tante cose. Era la voce della sincerità. Era un’inversione di stile, ed era l’unico modo di esser credibile.

Ma possibile che oggi si scrivano cose, come se i lettori di un giornale siano tutti ingenui o addirittura imbecilli? «I dati d’archivio… inducono a limitare le esecuzioni nell’ordine delle centinaia…». «Si applicò anche la tortura, secondo gli usi giuridici del tempo, (ma non erano certo ecclesiastici ad applicarla)». Questo è il colmo! Mi immagino la scena: gli ecclesiastici hanno emesso una sentenza di condanna (con tortura) e stanno tranquillamente ad assistere all’esecuzione, sorridendo. La «trovata» è stata molto semplice: facciamo in modo che gli altri si sporchino le mani: noi, dopo, li assolveremo: Noi dobbiamo avere le «mani pulite» perché dobbiamo… celebrare l’Eucarestia. Ma come è possibile non vergognarsi anche solo a riferire certe cose?

Dalla Chiesa ho ricevuto molto (la Fede, il sacerdozio…); alla Chiesa ho dedicato la mia vita; posso dire a testa alta che alla Chiesa voglio bene. Perciò ho il diritto di non tacere. Nella mia vita ho patito molto nello scoprire certe pagine di storia della Chiesa. Ho tirato avanti a denti stretti, sapendo che «questa» è la Chiesa di Cristo. Ho resistito alla tentazione di piantar tutto, ed è stato duro. Ho intenzione di resistere ancora, se Dio mi assiste, e amando questa Chiesa. Ma pensate un po’ quante persone non hanno resistito ed hanno trovato la scusa che il nostro stile di vita non era coerente con il Vangelo.

Non mi fa meraviglia e non mi scandalizzo più se nella Santa Chiesa di Dio sono accadute certe cose. Ma non mi venite a dire che sono solo cose del passato; che non bisogna giudicare con la mentalità di oggi; che era inevitabile che accadessero. Certamente lei mi farà osservare che non è tenuto a rispondere delle opinioni altrui; che la responsabilità è solo di chi ha scritto l’articolo; ed è vero. Ma a me sembra che il direttore di un giornale si possa assomigliare al direttore dei lavori in un cantiere edile. Se il direttore dei lavori non si rende conto degli errori che possono commettere gli operai, che ci sta a fare?Sarei anche tentato di farvi cancellare il mio nome dal vostro indirizzario e non spedirmi più Toscanaoggi, ma anche questo, a che servirebbe? Però sento necessario farvi udire la mia protesta, anche a nome di altri, che senza far polemiche, non hanno rinnovato l’abbonamento, ma covano dentro un cordiale disprezzo per la stampa «clericale».Don Dino FabianiParroco di Iesa (Si) La sua lettera, caro don Fabiani, al di là di alcune espressioni un po’ sopra le righe, merita delle spiegazioni e delle precisazioni, come è giusto quando un lettore esprime su un articolo tante perplessità. In preparazione al Giubileo del 2000 e nel quadro di una doverosa «purificazione della memoria», la Commissione teologico-storica vaticana, voluta dal Papa, promosse nel 1998 un Simposio di studi, che coinvolse studiosi di vario orientamento, per una ricerca storica sull’Inquisizione, «senza riserve né esclusione alcuna». Nel giugno di quest’anno di quel Simposio sono stati pubblicati gli Atti. Il prof. Cardini, mediovalista di fama internazionale e di grande indipendenza intellettuale, ne analizza in quell’articolo i risultati, precisando subito «che emerge una verità dura e spietata, ma anche finalmente una ricostruzione equa», fatta sui documenti d’archivio, scrupolosamente consultati. Segue poi un’analisi del fenomeno nelle sue diversità di tempo, di luogo, di finalità. Lei ci nota una volontà di giustificare e di minimizzare: direi piuttosto che i partecipanti al Simposio, molti dei quali non possono in alcun modo esser considerati «clericodipendenti», ci consegnano uan realtà storica che resta grave, ma fanno anche giustizia di molte falsità e luoghi comuni. Cardini nella sua analisi esprime però anche giudizi. Lei cita, con orrore, l’espressione «i dati d’archivio inducono a limitare le esecuzioni nell’ordine di centinaia» ma, mi perdoni, omette di citare l’osservazione di Cardini «cifre esse stesse raccapriccianti».Dalla sua lunga lettera (che ho dovuto un po’ accorciare) emerge però un interrogativo-preoccupazione che mi sento pienamente di condividere, perché nasce da amore per la Chiesa che – sono espressioni sue – è sempre nostra madre, anche quando porta sul volto le rughe che i suoi figli le procurano: negarla o minimizzarle non è giusto perché l’amore resta sempre grande. Possiamo noi credenti, alla luce di quanto emerge dai recenti studi sull’Inquisizione, chiudere definitivamente il capitolo col cuore in pace? Direi proprio di no, anche perché in tante parti del mondo le brutalità contro l’uomo e il credente continuano, anche se ora perpetrate sotto altre insegne. E questo deve indignarci e renderci attenti a che queste mai più abbiano ad avere il sigillo dei cristiani.Inquisizione, la volontà di fare chiarezza