Lettere in redazione

La falsa sperimentazione sulle staminali

Come noto uno dei punti più contestati dagli oppositori sulla legge della fecondazione assistita è il divieto di sperimentazione sugli embrioni. Solo a campagna referendaria terminata ho avuto modo di leggere un’intervista al prof. Vescovi (esperto di bioetica, agnostico e non certo «talebano») il quale dice: «in molti paesi la sperimentazione scientifica sulle cellule staminali embrionali va avanti da più di 10 anni, ma di risultati concreti per ora non ce ne sono, nemmeno in vista». Quindi è falso che la legge in vigore in Italia proibisce un possibile e straordinario successo medico, cioè la cura di malattie incurabili. Ci sono invece delle valide alternative molto più promettenti.

Allora perché sottrarre risorse alle tecniche che funzionano per inseguire una «chimera»? Lo spiega molto semplicemente il prof. Vescovi: «Ci sono di mezzo i brevetti. Le tecniche di clonazione ed estrazione delle staminali embrionali sono tutte coperte da brevetti che diventerebbero carta straccia se le alternative, come il processo ideato da Trouson, diventassero realtà terapeutica…». Insomma – business is business – altro che il «bene dell’umanità» e il «progresso della scienza»!Ciro Rossitooday1@yahoo.it In effetti le cose stanno proprio così, come ha spiegato il prof. Vescovi che è uno dei massimi esperti a livello mondiale in questa materia. Infatti si conoscono due tipi di cellule staminali, cellule «totipotenti», cioè capaci di «diventare» tessuto di qualsiasi parte del corpo: quelle embrionali (cioè tolte ad un embrione nelle sue prime fasi di vita) e quelle «adulte» (presenti nell’organismo umano o nel cordone ombelicale). La ricerca sulle prime, oltre a comportare il sacrificio di molte vite umane (gli embrioni), non ha ancora portato a nulla di concreto. Quella sulle seconde, invece, sta aprendo grandi prospettive alla medicina con la possibilità di «riparare» organi danneggiati. È evidente che si insista nella ricerca sulle prime per ben altri motivi che non la cura dei malati.Claudio Turrini

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