Lettere in redazione

La famiglia vera e quella delle fiction tv

Caro Direttore,seguo distrattamente – perché banali e diseducativi – alcuni programmi serali della televisione dove, con meraviglia, ho notato, in una delle popolari rappresentazioni a puntate, «I Cesaroni», un episodio che mi ha meravigliato: il matrimonio religioso di una divorziata. Poiché il Sacramento è indissolubile, sarebbe opportuno che la televisione si astenesse da proporre circostanze assolutamente inammissibili. Non è corretto, infatti, disorientare le idee, soprattutto dei giovani, molti dei quali purtroppo tiepidi in materia di fede, alimentando false speranze e irrealizzabili progetti.Giulio MoschiFirenze La serie televisiva «I Cesaroni», che è iniziata su Canale 5 il 7 settembre, ogni giovedì per 13 puntate «racconterà la storia di una famiglia atipica, allargata, descrivendo con realismo e ironia la quotidianità delle situazioni. Si tratta di una commedia brillante che gioca sugli inevitabili scontri di due universi opposti, rappresentati dai due coniugi con i rispettivi figli: quello maschile e quello femminile, quello romano e quello milanese, che confluiscono in un’unica famiglia». Questi gli intenti con cui i due bravi attori Claudio Amendola e Elena Sofia Ricci hanno presentato questa trasmissione. Rispetto ai tanti programmi che la Tv ci propone, questo non è certo tra i peggiori, anzi non mancano buoni spunti: tra l’altro non si dà spazio, almeno per ora, alla volgarità che abbonda in analoghi sceneggiati, anche in prima serata. La famiglia in quanto tale è presentata positivamente, al contrario da quel che molto spesso accade, come ha ben evidenziato Armando Fumagalli in un articolo su «Famiglia, Cinema e Tv» (Toscanaoggi n. 33). Certo, anche nei «Cesaroni» non mancano gli equivoci: si rappresenta infatti – pur essendo uno dei due protagonisti divorziato – come possibile, anzi normale, il matrimonio religioso, mentre ordinariamente non può esserlo. E questo oggettivamente genera confusione su un tema oggi tanto dibattuto.Ma la sua lettera, caro dottor Moschi, offre occasione per un’osservazione più generale su tutte (o quasi) le fiction che si rivolgono ad un pubblico ampio ed hanno in genere un alto gradimento.Sempre più spesso, soprattutto sul piano morale, situazioni estreme o decisamente equivoche vengono presentate come normali o per lo meno come ormai ampliamente diffuse. Il modo di rappresentarle è in genere accattivante e questo ha finito per influenzare, quando non per determinare, il modo di pensare e di valutare di tanta gente per la quale la Tv è ormai diventata purtroppo la vera agenzia culturale che fa tendenza.

Famiglia. Così la rappresentano cinema e tv