Lettere in redazione

La vera «Rosa Bianca» non è quella di Pezzotta

La «Rosa Bianca» non è il nome di un neonato movimento politico, partorito dalla mente di Baccini, Pezzotta e Tabacci. È il nome di un’associazione di cultura e impegno politico, che è viva e operante in Italia da circa trent’anni. L’associazione «Rosa Bianca», pur ispirandosi nella scelta delle parole di presentazione anche ad una nota poesia del sudamericano Josè Marti e nel simbolo ad una rosa bianca con una colomba al posto del bocciolo, prese il nome dal gruppo di studenti tedeschi, che si opposero, fino al martirio, al regime nazista per difendere l’ideale di libertà e di dignità di tutti gli esseri umani.

L’ispiratore della nascita della Rosa Bianca italiana fu il giornalista scrittore Paolo Giuntella, alla fine degli anni settanta. La prima iniziativa pubblica risale al convegno di Pisa «Riamare la politica» organizzato nel 1980 e l’ultima è del 4 febbraio 2008: la presentazione, a Milano, con la partecipazione della sorella Anneliese Graf, della biografia di Willi Graf (uno degli studenti tedeschi decapitati nel 1943), edita da Il Margine.Nel 1988 veniva formalmente costituita l’associazione Rosa Bianca, che dopo tanti anni di organizzazione di convegni, incontri estivi di formazione politica, incontri di spiritualità, numerosissime pubblicazioni, il 9 giugno 2000 registrava anche il sito www.rosabianca.org.

L’iniziativa Baccini, Pezzotta e Tabacci ha creato una gravissima confusione tra l’identità, la storia trentennale e la reputazione dell’associazione Rosa Bianca e il movimento politico cosiddetto «Una Rosa per l’Italia – Libertà e Solidarietà», confusione aggravata dal fatto che il nome del sito è stato copiato e i contenuti saccheggiati.

L’associazione ha fatto ogni passo, in via amichevole, per far desistere i fondatori del partito dall’usurpazione del nome e dal furto di una storia e di un’identità. È stato tutto inutile e la stessa associazione è stata costretta a valutare l’utilizzo di altri strumenti di tutela del proprio nome e, indirettamente, di quello, glorioso, della «Rosa Bianca» tedesca, che –si noti – in Germania nessuno si è mai permesso di associare ad un partito politico.

Nonostante la decisione di chiamare il movimento politico «Una Rosa per l’Italia, Libertà e Solidarietà», i fondatori vengono continuamente definiti segretario o presidente della Rosa Bianca, senza peraltro nessuna loro smentita pubblica. Inoltre le loro attività, i sondaggi e le notizie, vengono tutte attribuite alla definizione semplificata della Rosa Bianca, facilitata dalla scelta di inserire nel simbolo del movimento una rosa bianca.

Confido che il Suo giornale possa contribuire a mettere ordine in questa confusione, se non altro utilizzando solo il nome «La Rosa per l’Italia» ogni volta che si faccia riferimento alla nuova formazione politica.

Don Giordano Remondimonaco di Camaldoli

Ringraziamo don Giordano per questa precisazione. Come settimanale conoscevamo questa associazione e ne avevamo anche parlato. E forse avremmo fatto bene – pur nella solita ristrettezza degli spazi – a precisare con un inciso che si tratta… di due «rose» diverse (leggi articolo). In effetti i dirigenti del partito «Una Rosa per l’Italia – Libertà e Solidarietà» non hanno fatto niente per evitare la confusione tra le due realtà. E ormai la «frittata» è fatta. Per il grande pubblico, che magari non aveva mai nemmeno sentito parlare della vera «Rosa Bianca», questo marchio rimarrà associato – almeno per un po’ di tempo – alla formazione politica di centro guidata da Tabacci, Pezzotta e Baccini. Il tempo però, in genere, è galantuomo.

Claudio Turrini