Lettere in redazione

Le false prove sulle armi irachene

In America e Inghilterra si indagherà per definire l’attendibilità delle informazioni possedute, sugli arsenali di Saddam. Il desiderio di entrare in guerra di Bush e Blair era così evidente e determinato che qualsiasi pretesto avrebbe fatto da scusa. Ricordiamo l’arroganza dell’amministrazione Americana nei confronti dell’Onu e dei carteggi strappati di mano ai commissari che indagavano in Iraq. Ricordo anche il licenziamento in tronco del generale americano, fatto rientrare dall’Iraq con la sua squadra, per sostituzione immediata di persone più capaci.

Insomma queste maledette armi, quando verranno sostituite dalla volontà di aiutare un popolo martoriato e distrutto da forti interessi economici? Chi ha bisogno di sapere nel 2005, che i servizi segreti sono responsabili di informazioni non attendibili, oppure che sono ingannati a sua volta?

La guerra non è mai giustificata non dimentichiamolo mai, non dimentichiamolo neppure nel 2005 quando avremo i risultati d’indagine!Gian Carlo GuivizzaniFaella (Ar) Quella delle false prove sulle armi di distruzione di massa irachene, portate al Consiglio di sicurezza dell’Onu e strombazzate sui media di tutto il mondo, non è certo una delle pagine più luminose per le nostre democrazie occidentali. Dobbiamo però riconoscere come un fatto positivo che gli esperti americani, nonostante la pressione che subivano dall’amministrazione Bush, hanno evitato di costruire prove false pur di dimostrare di aver avuto ragione. E che Usa e Gran Bretagna hanno avuto il coraggio di dar vita a commissioni d’inchiesta indipendenti. Cosa che, invece, non è accaduta in Italia, nonostante che a quei «dossier» anche il nostro governo abbia dato credito.Claudio Turrini