Lettere in redazione

Lo Stato italiano e i falsi profughi

Ho letto quanto avete scritto in risposto ad una lettera sull’ultimo numero di Toscanaoggi a proposito della vicenda della Cap Anamur e non lo condivido. Cosa poteva fare lo Stato italiano di fronte ad una evidente provocazione messa su con dei falsi profughi sudanesi, come hanno dimostrato le indagini della polizia? Bene ha fatto il nostro governo a rispedirli a casa e in gran fretta.A. B.Lucca Il ministro dell’interno Giuseppe Pisanu, che peraltro ha dato in molte occasioni prova di moderazione e assennatezza, ha puntigliosamente difeso in Parlamento il proprio operato. È una difesa, però, che non mi ha convinto. Non solo perché quei 37 poveracci sono stati tenuti per giorni sulla nave in attesa di una decisione, ma soprattutto per il modo con cui è stata accertata la loro provenienza. Con l’idea precisa di rimandarli indietro si è fatto ricorso anche ad un funzionario dell’ambasciata sudanese. Un comportamento che è stato censurato anche dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati: se davvero fossero stati profughi in fuga dal Darfur, andavano protetti dalle autorità sudanesi (che sono complici di quel genocidio e che lo negano contro ogni evidenza) e non messi allo loro mercé. «Viene il sospetto – ha dichiarato padre Bruno Mioli, direttore della Migrantes – che la drastica decisione non sia in ottemperanza ad esigenze legislative ma ai ricatti della Lega e che se fosse avvenuto in un momento politico diverso, meno delicato per il governo, le cose sarebbero andate diversamente». Sia chiaro, non è in discussione il diritto dell’Italia di far rispettare le proprie leggi e di impedire che il paese diventi la meta prescelta da tutti i disperati in fuga dalla miseria o dalla guerra, ma non è ammissibile che per dissuaderli si passi sopra al rispetto dovuto ad ogni essere umano e ai suoi diritti inalienabili.Claudio Turrini

«Cap Anamur», perché tanto accanimento?

CAP ANAMUR: MIOLI (MIGRANTES), «TROPPA FRETTA NEL CONCLUDERE IL CASO»