Lettere in redazione

Ma Chiesa e massoneria dicono le stesse cose?

In questo momento in cui la Chiesa è accusata di occuparsi di politica mi è stato dato un libro che dice che la Chiesa dice le stesse cose che dice la Massoneria. Il libro cita il sito del Vaticano, Benedetto XVI, i cardinali Martini, Bagnasco e dice che la Chiesa e la Massoneria in sostanza dovrebbero mettersi d’accordo perché vogliono le stesse cose.

È possibile una cosa del genere? Voi ne sapete di più? Il libro si intitola «Chiesa Romana Cattolica e Massoneria realmente così diverse?». È pubblicato da una certa Infinito records edizioni. Grazie e spero di avere fatto una cosa utile nel segnalarvelo.

Ester Barrelleindirizzo email

La rassicuro subito: Chiesa e Massoneria non dicono affatto la stessa cosa, anche se il libro da lei citato – scritto da un «libero pensatore», cultore di esoterismo e autore di un saggio anche sulla reincarnazione – pretenderebbe di dimostrare il contrario. E non è certo la prima volta. C’è, ad esempio, un religioso paolino, Rosario Esposito, che vi ha dedicato vari libri (cito, ad esempio, «Chiesa e massoneria. Un Dna comune») e che da tanti anni si è fatto promotore di un dialogo con i «fratelli massoni». Dialogo che dopo il Concilio Vaticano II c’è stato davvero, seppur condotto con discrezione. E non ha portato a nulla, se non a ribadire da parte cattolica l’inconciliabilità delle due appartenenze.

Come ha scritto mons. Andrea Drigani sul n. 40 di Toscana Oggi (dell’8 novembre 2009 – Perché la libertà di associazione non rimanga avvolta nella segretezza) «le logge sono tendenzialmente disposte ad offrire ai propri adepti un modulo di soluzione religiosa o, per meglio dire, parareligiosa, con “teologie”, “liturgie” e “dottrine salvifiche”, di modo che l’adepto rinunzia, di fatto, alla sua fede, si “converte”, aderisce ad un nuovo credo, anche quando l’altra religione in precedenza praticata (per esempio il cattolicesimo) viene riassunta nel nuovo sistema e reinterpretata in termini simbolici od ermetici». Ad un’analisi superficiale o ingenua può sembrare che tutto l’armamentario massonico sia di tipo «religioso». Per essere ammessi occorre credere nell’Essere Supremo, e durante i lavori della loggia deve esserci sempre la Bibbia aperta, anche se ufficialmente è bandita ogni discussione religiosa. Ma a ben guardare al centro del variegato pensiero massonico (perché poi le differenze tra «riti» e anche tra «logge» sono molto ampie) non c’è la fede in un Dio trascendente, il Dio della fede cristiana, ma solo un teismo razionalista, spesso coniugato a relativismo e laicismo. Anche volendo confinare al passato la lotta anticlericale dei massoni – e non è così –, resta inaccettabile quel vincolo di segretezza e di «fratellanza» (aiuto reciproco) che è poi la «molla» per cui tanti vi aderiscono, confidando nelle possibilità di poter fare più facilmente carriera e affari. È anche per questo che nel 1983, contestualmente alla promulgazione del nuovo Codice di Diritto canonico nel quale scompariva la «scomunica ipso facto» ai massoni (espressamente prevista invece in quello precedente, del 1917) che la Congregazione per la Dottrina della Fede (leggi Dichiarazione), allora presieduta dal card. Ratzinger, ribadì come rimanga «immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione» (Su questo vedi anche le «Considerazioni» pubblicate l’anno dopo).

Claudio Turrini