Lettere in redazione

Referendum, dai cattolici una prova di unità

Caro Direttore,tra i tanti benefici effetti dell’esito del referendum sulla procreazione assistita c’è una ritrovata, quanta inedita ma sostanziale unità dei movimenti e delle associazioni cattoliche.

Ma la vicenda referendaria ci ha anche insegnato che i cattolici, ormai metabolizzata la diaspora e la fine dell’unità politica, hanno saputo ritrovare un’unità di intenti assai significativa e che va ben al di là del pur importante contributo al risultato referendario. In poche parole, senza esitazione e con grande senso di responsabilità, hanno saputo superare gli steccati delle rispettive appartenenze e convogliare energie ed impegno nel progetto di difesa della vita umana.

Sia chiaro, personalmente non teorizzo alcuna rottura dello schema bipolare di questo paese che, pur con i suoi limiti e le sue contraddizioni, ha contribuito non poco al rinnovamento del nostro sistema politico. Penso, invece, alla necessità di utilizzare un luogo – anche fisico – ove i cattolici militanti in entrambi gli schieramenti possano ritrovare quelle condizioni di serenità e di fraternità di rapporti per recuperare non l’unità politica, quanto l’unità sui valori fondamentali che devono vivere ed incarnare al meglio. Questo luogo fisico c’è già: è il Collegamento Sociale Cristiano (CSC) che con l’instancabile ed insostituibile guida del vescovo di Prato monsignor Gastone Simoni sta operando da anni in questa direzione.

Il CSC lavora, tra incomprensioni e scetticismi vari, in favore di tutti coloro che, cristianamente ispirati, sono impegnati nel campo politico, sociale e sindacale. E sta a loro, sta a tutti noi, senza esclusione alcuna, credere in questo progetto e rafforzare questo impegno.Gianluca ParriniConsigliere regionale La Margherita Caro Direttore,noto nelle lettere di molti lettori un’acredine che non può essere cristiana. Molti, troppi di quelli che scrivono dicono: è stato un referendum politicizzato. Benissimo! E chi l’ha fatto? Le sinistre, i Ds, d’accordo. E il cardinale Ruini? E tutte le organizzazioni cattoliche con «Avvenire» in testa? Le parrocchie con migliaia di volantini? Perché tanta ipocrisia?

Io non ho la certezza come ha questa gente (sia quelli del sì che quelli del no) come ha onestamente detto qualcuno, ma non condivido affatto il modo rinunciatario e antidemocratico di astenersi. Ciò è meschino anche per un cristiano che dovrebbe essere abituato a dire «sì» e «no» e basta.

Che poi un opportunista ateo come Giuliano Ferrara sia diventato per Radio Maria il paladino della fede la cosa mi preoccupa molto!Giuliano BellucciMontelupo Fiorentino (Fi) Caro Direttore,sono un ragazzo di 24 anni, attivo nel movimento per la vita di Firenze, e insieme ad altri giovani mi sono impegnato a fondo nella campagna per l’astensione dello scorso referendum. Vorrei proporle, grato del lavoro svolto dal suo giornale nella campagna referendaria, alcune considerazioni sull’esito della consultazione e su ciò che, a mio avviso, di nuovo e di buono c’è stato.

Ho constatato la forza coagulante della difesa della vita da parte della gente della mia generazione. E questo è un fatto nuovo e sorprendente, che – mi dicono – non si era mai dato prima in queste proporzioni. Laici illuminati e credenti, cattolici di destra e di sinistra sono riusciti nell’impresa di mettere da parte politica e divisioni con l’obiettivo comune di difendere la vita.

Quello che mi auguro, adesso che politici e media hanno rimosso l’evento liquidandolo come incidente di percorso, è che la forza culturale dimostrata non si disperda, che l’impegno continui, che ci si muova in direzione della difesa della dignità dell’uomo, in ogni momento della vita. Ma spero soprattutto che si riesca a rifondare un umanesimo cristiano, cioè una cultura dell’uomo ispirata al cristianesimo, dato che, a mio avviso, l’antropologia cristiana ha dimostrato di essere la migliore garanzia di tutela dei diritti umani.Lorenzo MasottiFirenze Caro Direttore,il popolo italiano è forte, è maturo è unito. Qui non si tratta di cattolici praticanti: il 75% dei non votanti non è certamente praticante, ci saranno, sicuramente fra questi, tante persone di buona volontà per niente toccate dal problema di credere o no in Dio. Ma nella loro coscienza hanno riconosciuto che l’embrione è un essere umano.Forse sarebbe opportuno che i promotori del referendum si rendessero conto che gli italiani sono cresciuti culturalmente, acquistando un buon senso critico che ha dato loro la possibilità di resistere a quattro mesi di «bombardamento» mass-mediale. Gli italiani insomma sono capaci di ragionare con le proprie teste.

La vera Italia è lì in quelle persone che non hanno da difendere «poltrone o sedie», che non mirano ad incarichi futuri, ma si guadagnano la vita quotidianamente col sudore, e sono capaci quindi di non scendere a patti con la propria coscienza. Congratuliamoci con loro! Sono il futuro del nostro paese.

Chi ha voluto questo referendum fa parte di una élite «marziana»: rappresenta solo se stesso.Però un merito bisogna riconoscerlo a questa Consultazione: quello di aver mobilitato tutte le forze cattoliche, che, dopo del tempo, si sono ritrovate insieme per portare avanti la battaglia sulla vita. Questa ritrovata unità gioverà sicuramente ai rapporti interpersonali tra fedeli, alle parrocchie e in definitiva a tutte le chiese. Cerchiamo di conservarla e consolidarla per premere in futuro sui partiti perché i valori etici, che sono alla base di ogni società civile, siamo sempre sia rispettati che messi in pratica, per non trovarsi in un futuro prossimo come in Spagna.Lettera firmataS. Maria a Monte (Pi) Caro Direttore,ho letto e ascoltato gli «osanna» per cui il 75% degli italiani che si sono astenuti sul recente referendum sono diventati tutti dei buoni cattolici e obbedienti al Magistero della Chiesa. Dalle recenti statistiche, anche da voi pubblicate, si evidenzia che solo il 20% degli italiani vanno a Messa la domenica e si impegnano in una pastorale parrocchiale; quindi, per esempio, si deduce, che molti di questi cattolici (il 75%) non hanno ascoltato a suo tempo, la voce di Giovanni Paolo II che invitava a dire no all’embargo e alla guerra contro l’Iraq; fra questi anche molti «onorevoli» i quali hanno bollato le manifestazioni per la pace come espressioni di illusi e collaborazionisti, indirettamente, con i terroristi islamici.

Sappiamo benissimo che questi eventi tragici sono stati causa di migliaia di bambini morti (non è vita quella?) sotto le bombe intelligenti o/e per mancanza di medicine, eppure quanta incoerenza tra i cattolici nostrani che scendevano nelle piazze sventolando la bandiera italiana contrapponendola a quella della pace: «tutti volevano la pace».

Perciò smettiamola di giudicare secondo i nostri interessi politici o religiosi, perché nessuno si può permettere di lanciare il sasso, nemmeno i cardinali… solo assolvere… eventualmente quei cattolici che sono andati a votare, dopo tanta ricerca intellettuale e dubbi interiori, per riaffermare la «sovranità della propria coscienza», assumendoci tutte le nostre responsabilità come cristiani e come laici. Lo facciamo giorno per giorno cercando con le nostre piccole o grandi incoerenze di testimoniare il Vangelo che ci ha insegnato Gesù.Elio OlmiSesto Fiorentino (Fi) Le tante lettere, che sul tema del referendum giungono in redazione (e altre sono pubblicate sul nostro forum on line), attengono ora soprattutto all’interpretazione che è giusto darne. E anche in questo caso le schematizzazioni non aiutano a cogliere la complessità di quanto è avvenuto. Io credo che per molte persone l’appuntamento referendario sia stato l’occasione per riflettere seriamente sui temi della vita, della sua origine, della sua dignità, di come promuoverla e difenderla e che con la non partecipazione al voto si sia voluto significare che su temi tanto delicati la cautela è d’obbligo e qualche paletto è necessario, anche per non incamminarsi attraverso norme giuridiche – volute da gruppi forti, ma minoritari – verso un modello di società che suscita giuste preoccupazioni. Le vicende spagnole penso abbiano avuto un loro peso.Questo atteggiamento ha accomunato cattolici e laici, e anche tanti giovani, in una trasversalità che del resto già si era manifestato in Parlamento sulla Legge 40. E così proprio l’ampiezza del risultato, mentre non permette a nessuno, tanto meno ai referendari, interpretazioni riduttive, non consente neppure appropriazioni di tipo confessionale, che del resto, mi sembra, nessuno faccia. Si può invece parlare, e giustamente, di un recupero di pensosità in ordine al valore e alla difesa della vita, in tutti i suoi aspetti, speriamo anche in quelli come l’accoglienza allo straniero e il rifiuto della guerra e del terrorismo, verso i quali la sensibilità diffusa è minore, anche in casa nostra.Ma in occasione del referendum – come ben evidenzia il consigliere regionale Parrini – i cristiani impegnati in politica, salvo poche eccezioni e per questo più notate – «hanno saputo superare gli steccati delle rispettive appartenenze e convogliare energie e impegno sul progetto di difesa della vita umana». Si è realizzata così quell’unità sui valori che il Convegno ecclesiale di Palermo del 1996 auspicava, mentre si prendeva atto che i cattolici erano ormai «collocati in diverse formazioni politiche». E a questo scopo si chiedeva (p. 32) che «a vari livelli si promuovano luoghi e opportunità di confronto tra i cattolici che fanno politica, anche allo scopo di contribuire a rasserenare lo stesso dibattito politico». Con questi intenti nella nostra Regione è operante, e con buoni risultati, dal settembre 2001 il Collegamento Sociale Cristiano, promosso e animato da mons. Gastone Simoni, vescovo di Prato e delegato Cet per la pastorale sociale. Proprio in questi giorni la Casa editrice Effata pubblica un volumetto, che raccoglie la «Proposta» del CSC, il manifesto, una nota aggiuntiva e vari articoli di presentazione con un titolo: «Liberi, ma non dispersi», che ben delinea l’intenzione di questo collegarsi.

Vai al nostro forum