Lettere in redazione

Referendum e appartenenze politiche

Caro Direttore,i «Cristiani nell’Ulivo» giudicano importante la prossima scadenza referendaria sia per la rilevanza etica dei quesiti proposti sia per le implicazioni politiche che ogni referendum comporta. Giudicano corretta la posizione di quei partiti, che hanno fatto un passo indietro, astenendosi dal dare indicazione di voto ai propri iscritti ed elettori.Anche tra i «Cristiani nell’Ulivo» le posizioni sono diversificate, come peraltro si addice a «Cristiani adulti», capaci di valutare con serietà e grande rispetto le autorevoli indicazioni in un campo eticamente rilevante, ma pienamente responsabili nelle proprie scelte in ambito politico e civile. Alcuni dichiarano di optare con piena consapevolezza per l’astensionismo; altri hanno deciso di andare comunque a votare: tra questi ultimi le posizioni variano in relazione ai singoli quesiti proposti, mentre era e resta unanime il consenso per una revisione della legge 40 ( interessante a tal fine sembra il progetto Amato). In vista quindi della campagna referendaria i «Cristiani nell’Ulivo» intendono predisporre un luogo di incontro e confronto tra le varie posizioni presenti sia in campo cattolico che in campo laico. Non intendono invece partecipare a campagne pro e contro, preferendo un dialogo rispettoso di scelte personali, ma molto attento alla problematica interessante la vita nascente, agitata autorevolmente in campo religioso, filosofico e scientifico.Giulio FabbriCristiani nell’Ulivo Che alcuni partiti, pur con intenti diversi, tentino di strumentalizzare l’impegno dei cattolici in ordine al referendum, attribuendogli implicanze politiche, è un rischio reale che va evitato con decisione e intelligenza: fa quindi piacere questa dichiarazione che l’amico prof. Fabbri ci invia da Pisa a nome dei «Cristiani nell’Ulivo». Se, infatti, il referendum assumesse un significato diverso si snaturerebbe un confronto che deve rimanere libero da pregiudizi ideologici e da appartenenze politiche e muoversi su motivazioni scientifiche, giuridiche ed etiche, le sole che ci spingono come cattolici ad impegnarci perché la legge 40/2004 non sia svuotata, con l’ascia referendaria, dei suoi aspetti più qualificanti. È questa la funzione del Comitato nazionale «Scienza e Vita», garantita dalla presenza di personalità di vario orientamento, che si prefigge prima di tutto un’opera di informazione perché le persone siano «rese consapevoli dei problemi reali e dei valori in gioco», valori che vanno promossi e difesi anche sul piano legislativo e che non possono lasciare indifferenti i cristiani.Il Comitato, che ha però anche il compito di orientare in ordine al voto, si è espresso per la non partecipazione che appare la scelta più opportuna sia per non peggiorare la legge che per sottolineare che in questioni delicate e complesse lo strumento referendario è del tutto improprio. Su questa posizione, che è anche la nostra, converge, direi unanime, l’associazionismo cattolico che pur esprime in altri ambiti sensibilità diverse. E questo è molto significativo. Certo ci sono dei cattolici che pensano sia invece più opportuno dire «no», ma partecipare al voto. Credo sia necessario confrontarsi anche con questa posizione che attiene ai mezzi e non al fine, evitando però ogni polemica che sarebbe particolarmente dannosa.

I referendum sulla legge 40