Lettere in redazione

Se un giovane si allontana dalla Chiesa

Caro Direttore,sono una mamma di due ragazzi il più grande di quasi 15 anni l’altro tre anni più piccolo, ed è come credente in Cristo e anche come madre che vorrei rivolgere alcune domande. Mi chiedo dove sono la diocesi, la parrocchia quando questi ragazzi smarriti delusi, forse anche un po’ presuntuosi si allontanano?

Personalmente come genitore sento grande e forte la mia piccolezza; l’esempio mio e di mio marito si scontra giornalmente con il muro del gruppo di amici: a questa età si sa la voce del genitore è niente, è da contrastare per punto preso. Ho chiesto aiuto a diverse persone appartenenti al clero per vedere, cercare insieme una via per «farsi presenti» in mezzo a questi ragazzi che si sono allontanati, ma sono rimasta una voce nel deserto. Tutti dicono di aver capito, compreso, ma all’atto pratico scendono nel silenzio promettendo una risposta che non è mai arrivata…

Nessuno è più inavvicinabile di un adolescente deluso da quella Chiesa che si è definita sua madre finché l’adolescente non ha creato problemi, da quella Chiesa che l’ha accolto ma mai accettato! È bello ma anche più facile, portare avanti chi è già vicino, ma… tutti noi siamo responsabili di ogni ragazzo che sbatte la porta e si allontana. Il Buon Pastore lascia il gregge per andare a recuperare la pecorella smarrita.

Vorrei invitare il mio Vescovo, il responsabile della pastorale giovanile o chiunque altro, a entrare in casa mia (come credo in casa di ogni adolescente) e Vivere (con la V maiuscola) non fermandosi all’esteriorità, ma conoscendo veramente un ragazzino con i capelli colorati, l’orecchino, i pantaloni in fondo ai fianchi e la presunzione di chi sfida il mondo, ma che la notte spesso piange, che messo davanti ad una tastiera, con delicatezza e grazia riesce a far uscire musica che commuove, un ragazzino che si è sentito orfano di una madre che prima l’ha illuso e poi abbandonato, che quando è arrabbiato e vuole offenderla la chiama la «tua» Chiesa, ma che so che in fondo al suo cuore è anche la sua.Annarita LunardiLucca La sua domanda, cara signora Annarita, è comune oggi a tanti genitori. Che fare quando un figlio adolescente, spavaldo e fragile allo stesso tempo, si allontana dalla Chiesa e dalla pratica religiosa? La testimonianza dei genitori appare sommersa dai messaggi negativi che lo influenzano e la parrocchia sembra preoccupata esclusivamente di coloro che già frequentano.La sua Diocesi, per la verità, non è inadempiente: persegue e realizza attività valide di pastorale giovanile. La stessa giornata diocesana che si tiene sabato 3 aprile è il momento forte di un itinerario che si snoda nelle parrocchie, nelle associazioni, nelle attività estive. Resta però il problema che è difficile avvicinare chi a queste attività sembra non esser più interessato, anzi le rifiuta, magari perché polemicamente se ne è allontanato, sbattendo la porta.Come trovare il modo di giungere a questi ragazzi, facendo loro sentire che la Chiesa si preoccupa e si interessa anche di loro? La soluzione collaudata e vincente non c’è. Forse serve di più un contatto personale, qualcuno che sappia incontrarli, andando al di là degli atteggiamenti: l’insegnante di religione a scuola, un sacerdote amico, un compagno più grande.Certo la pena che traspare dalla sua lettera resta tutta. Ma non si scoraggi, l’opera dei genitori resta fondamentale. Una testimonianza coerente col Vangelo e lo sforzo di non interrompere mai il filo del dialogo finiscono per incidere, soprattutto se il ragazzo percepisce che, nonostante tutto, è accolto e sempre amato.