Lettere in redazione

Termovalorizzatore, un intervento populista

Per prima cosa vorrei pubblicamente ringraziare Arrigo Canzani per avermi fatto riflettere (pagina delle lettere del n. 36 del 9 ottobre) sull’espressione di mons. Betori: penso che, forse, un’espressione più consona sarebbe stata «non ci faranno tacere», essendo compito della Chiesa «annunciare» il Vangelo. La riflessione sulla lettera di Canzani mi fa anche ripensare sull’atteggiamento di alcuni parroci sul problema dell’inceneritore della Piana, riflessione che va dal populismo del «non aver consultato la gente» alla pretesa di avere la scienza infusa anche in biochimica, proclamando dall’altare che «nuoce alla salute» fino all’amore verso i fratelli affinché «l’impianto sì. ma non a Campi», in base all’universalità dell’amore cristiano. Nessuno però si è mosso nei confronti della denuncia del giornalista Gatti sulle condizioni nella quale sono tenuti gli immigrati nel centro di raccolta di Lampedusa, anch’essi, mi pare, nostri fratelli, anzi i «prediletti, perché abbandonati da tutti». Solo la voce di don Daniele Bani si è levata a denuncia e difesa dei nomadi, lasciati nella sporcizia e nella distruzione del loro «campo», sempre nella Piana. Meno male: è il giusto che ci riscatta tutti!Carlo GrassiSesto Fiorentino (Fi) Sull’iniziativa di alcuni parroci contro la decisione della Provincia di Firenze di costruire un termovalorizzatore a Case Passerini, nel comune di Campi Bisenzio, condivido le riserve avanzate dal responsabile della pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Firenze, don Giovanni Momigli. Hanno agito senz’altro in buona fede, nel tentativo di far proprie le legittime preoccupazioni dei loro parrocchiani, ma, a mio modestissimo avviso, scegliendo una via pericolosa. Posizioni «su problemi di questa natura – cito dall’intervento di don Momigli – non possono essere prese in quanto “uomini di fede” e “preti”, quasi a dire che essere uomini di fede e preti deve portare necessariamente a quell’unica valutazione». E poi questo è un terreno da lasciare all’impegno dei laici. Mi sarebbe sembrato più opportuno che come pastori, avessero chiesto a tutti – cittadini e istituzioni – di dialogare, approfondire, valutare bene, ricordando che comunque, alla fine, deve prevalere il bene comune. Quanto al silenzio sulle condizioni del Cpt di Lampedusa, trovo umano e logico intervenire su problemi che toccano da vicino la nostra comunità o il nostro territorio. Il che non vuol dire ovviamente disinteressarsi di chi è lontano, ma è proprio dal «vicino» che deve partire il nostro impegno.Claudio Turrini

La lettera di Canzani

Termovalorizzatore, una scelta da fare nel nome del bene comune. Intervista a don Momigli

Dell’inceneritore non mi fido