Lettere in redazione

Troppo silenzio sui morti nelle foibe

Su Toscanaoggi ho letto dello svolgimento della commemorazione della strage bellica di un numero spaventoso di abitanti avvenuta nel circondario di Stazzema nell’agosto del 1944 per mano delle SS. La cerimonia ha giustamente commemorato il martirio di tanti innocenti, vittime del furore bellico, ciò che resterà impressa nella memoria di tutte le generazioni.

Però dovrebbe essere compito di un popolo civile di portare alla luce infiniti altri fatti luttuosi, quali retaggio del veleno sempre seminato da tutte le guerre, tra cui dovrebbe primeggiare l’orribile infoibazione di nostri soldati che fuggivano verso casa, subito dopo il triste armistizio dell’8 settembre 1943, dopo averli orribilmente straziati, dai partigiani titini. Ma ben poco o nulla di queste nefande azioni è comparso per far luce sulla verità.

Ora è pur vero che la giustizia non si compie solo mediante cerimonie più o meno ampollose! Tuttavia è sperabile che la vera storia risplenda sul sentiero dell’umanità insegnando la vera strada da seguire in questo tormentato mondo, sempre oscurato dalle illusioni assopite dalla demagogia.

Elio GiacomelliVenturina di Campiglia (Li)

Nelle «foibe», voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, profonde fino a 200 metri, morirono circa 10 mila istriani e triestini (le cifre esatte forse non le sapremo mai), per mano dei partigiani di Tito, dopo l’armistizio del ’43. A questo dramma si aggiunse quello, più prolungato nel tempo, di 200-250 mila profughi (anche qui sono possibili solo stime) costretti a lasciare le loro terre. Alle tragedie poi seguì, per dirla con il presidente Giorgio Napolitano, «la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblio» per una sorta di «congiura del silenzio». «Anche di quella – sono sempre parole del nostro presidente della Repubblica – non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell’aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell’averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali». Le cose per fortuna sono cambiate in questi ultimi anni. Dal 2005, ogni 10 febbraio, giorno in cui fu firmato l’armistizio di Parigi del 1947, che decretò il passaggio dell’Istria alla Jugoslavia, viene celebrata in Italia il «Giorno del ricordo». E anche la Regione Toscana ha finalmente elaborato un percorso formativo per gli insegnanti fatto di convegni, lezioni e laboratori, dal titolo: «Il confine orientale nel Novecento. Tra guerre, violenze, foibe, diplomazia». Percorso che si concluderà l’8 febbraio 2008, proprio alla vigilia del «Giorno del ricordo».

Claudio Turrini