Lettere in redazione

Un voto farsa che crea disaffezione

Caro Direttorepremesso che sui circa 3 milioni di toscani iscritti nelle liste elettorali la percentuale di chi sceglie di esprimere un voto non valido è già elevata (alle europee 2004 furono circa 800 mila i toscani che non andarono a votare o che «votarono» bianco o nullo. Ma alle regionali di cinque anni fa l’area del «non voto» aveva addirittura oltrepassato il milione di persone. Di gran lunga il primo partito), premesso tutto questo c’è ora da chiedersi cosa accadrà il 3-4 aprile prossimi. È noto (ma sarà sempre più evidente per chi ancora non se n’è accorto) che la nuova legge elettorale toglie agli elettori il grande potere di scegliersi i consiglieri. Consiglieri il cui numero è stato aumentato – dai consiglieri uscenti – in modo volgarmente considerevole.A parte la scelta del candidato presidente, per i candidati consiglieri la verità è che non siamo più davanti a una vera elezione: in Toscana, e solo in Toscana, è più corretto parlare di «nomine» già decise dalla ristrettissima oligarchia dei segretari politici. Tutto è già stabilito in partenza (compreso i nomi di chi si presenta come candidato consigliere ma si dimetterà subito per entrare in Giunta). Già si sa, in partenza, chi vince e chi perde. Ai cittadini è chiesto solo di ratificare le nomine già decise dai partiti, compresa la modesta farsa delle primarie diessine. Mi chiedo cosa accadrà se gli elettori dovessero incrementare in modo significativo la già alta percentuale del «non voto» non andando a votare o votando bianco oppure nullo. Davanti – mettiamo il caso – a un milione e mezzo di cittadini «protestanti», il sistema partitico toscano continuerebbe a far finta di nulla? Ho forte il sospetto che a una classe politica come questa non interesserebbe proprio nulla la protesta dei cittadini. Però ho anche l’impressione (e mai avrei pensato, come cittadino adulto, di arrivare a questa brutta conclusione) che l’unica cosa utile da fare sia darlo – e forte – questo tipo di segnale. O sbaglio?Lettera firmataMassa (Ms) Caro Direttore,ormai il gioco è fatto: alle prossime regionali voteremo senza avere la possibilità di dare la preferenza, senza cioè poter scegliere un candidato a cui dare fiducia per gli ideali che porta in politica o per un qualsiasi motivo che ogni votante ritenga giusto. C’è di più: una volta che avremo votato, il Consiglio regionale della Toscana avrà un numero di consiglieri più alto di 15 unità.

Non si può nascondere il fatto che dietro a questa manovra ci siano stati i partiti della sinistra, ma che questa legge regionale sia passata grazie ai voti congiunti di Forza Italia, Alleanza nazionale e degli stessi Democratici di sinistra è proprio il paradosso. Guarda caso che per interessi reciproci si è trovato il coraggio di stare insieme, senza scandalizzarsi troppo delle «diversità» che spesso si sentono bandire sul palcoscenico della politica regionale e nazionale.

Aver tolto la facoltà di dare la preferenza, vuol dire aver tagliato definitivamente quel sottile filo che ancora, nonostante tutto, ha legato la gente alla politica, significa aver dato il colpo di grazia alla partecipazione. Tutto ciò ha equivalso, in modo particolare per il maggior partito al potere in Toscana, di diventare come Forza Italia dove tutto decide… chi decide e quindi di fatto scegliere i candidati «giusti» al momento giusto ed al posto giusto.Aldo VaianiVaiano (Po) Il giudizio su quello che a suo tempo abbiamo definito «uno scippo rosso-nero-azzurro» resta fortemente critico, soprattutto perché allontana ancor di più i cittadini da quella partecipazione convinta che è vitale per la democrazia.Ma come reagire? È in fondo questa la domanda che si pongono molte persone. Le soluzioni che in queste lettere si prospettano – fino all’estrema, l’astensione dal voto – sono percorribili ed hanno certamente valore sul piano simbolico, l’effetto pratico è però nullo perché le elezioni, indipendentemente dall’affluenza alle urne, sono comunque valide e per il Palazzo è questo che conta. Sta qui la fondamentale differenza col referendum dove la non partecipazione al voto può avere un peso determinante e risolvente che dà all’elettore una possibilità in più. Ed è bene sottolinearlo e ricordarlo.Che fare allora? Credo sia più opportuno, a livello di società civile e al di là di ogni schema preconcetto, aprire finalmente un dibattito serio su questo bipolarismo all’italiana, rivedendo anche le posizioni aprioristiche contro il sistema proporzionale.Il risiko delle poltrone: ecco i nomi dei nuovi consiglieri regionaliSessantacinque poltrone decise a tavolino