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Afghanistan: appello Acs, in vista del G20 “Italia nomini un Inviato speciale per la libertà religiosa”

L’ordine del giorno del G20 straordinario sull’Afghanistan “dovrebbe comprendere un punto dedicato al rispetto del fondamentale diritto alla libertà religiosa, perché essa è il sensore del rispetto di tutti gli altri diritti umani”.

Considerando l’attuale dinamica della jihad globale, “appare sempre più urgente che l’Italia dia un ulteriore segnale istituendo la carica di Inviato speciale per la libertà religiosa”.È quanto auspica la Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), che, in una nota diffusa oggi, chiede anche di “introdurre, in ogni atto bilaterale o multilaterale che impegna il Governo italiano, la richiesta formale di un impegno duraturo al rispetto della libertà religiosa da parte di ogni Stato beneficiario della nostra politica estera di sostegno allo sviluppo”.Le violazioni alla libertà religiosa in Afghanistan, si legge nel comunicato, “si sono acuite dopo il ritiro delle truppe Nato ma erano già presenti prima: anche quando il territorio era presidiato dai militari stranieri il cristianesimo era visto come una religione occidentale ed estranea, non solo dai terroristi dell’Iskp (Isis Khorasan) o dai talebani ma da gran parte dell’opinione pubblica. I cristiani afghani erano pertanto costretti a praticare il culto da soli o in piccoli gruppi, all’interno di abitazioni private. Chi si dichiarava pubblicamente cristiano, o si convertiva dall’islam al cristianesimo, era vulnerabile, vigendo la pena di morte per l’apostasia. Stessa sorte toccava, e a maggior ragione tocca ora, agli appartenenti ad altre minoranze religiose”.La Commissione europea, ricorda Acs, “lo scorso maggio ha nominato Christos Stylianides Inviato speciale per la promozione della libertà di religione e credo. Acs, il giorno precedente tale nomina, aveva chiesto al Governo italiano di istituire anche in Italia la carica di Inviato speciale per la libertà religiosa, sia per assumere un ruolo identificabile e incisivo a livello internazionale, sia per confermare che il diritto di professare liberamente la fede religiosa, riconosciuto dall’art. 19 della Costituzione italiana, non è circoscritto nell’ambito dei confini nazionali ma, al contrario, deve essere promosso in ogni sede internazionale, nazionale e locale, quale diritto inviolabile di ciascuno”.Da qui la richiesta reiterata alle Istituzioni italiane di Acs di nominare un Inviato speciale per la libertà religiosa.