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Amazzonia: Repam e Chiesa brasiliana chiedono ritiro decreto su riserva ambientale Renca

La Rete ecclesiale pan-amazzonica (Repam) e la Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), congiuntamente alla Commissione episcopale per l’Amazzonia della Cnbb, prendono – attraverso una nota – una dura posizione sul decreto presidenziale che cancella la Riserva nazionale del Cobre e territori associati (Renxa), un’area grande quanto la Danimarca, nel nord del Brasile, nello stato di Amapá, ai confini con la Guiana francese.

La regione ingloba al suo interno ben nove aree finora protette integralmente: il parco nazionale Montañas del Tumucumaque, le foreste statali del Paru e dell’Amapá; la riserva biologica di Maicuru, la stazione ecologica del Jari, la riserva Río Cajari, la riserva per lo sviluppo sostenibile del Río Iratapuru, i territori indigeni Waiãpi e Río Paru d’Este.

La nota, firmata dal cardinale Claudio Hummes presidente della Repam, e da dom Erwin Kräutler, presidente della Repam Brasile e segretario della Commissione episcopale per l’Amazzonia, definisce il decreto del Governo «antidemocratico» e «altamente dannoso». Secondo la nota, l’apertura dell’area allo sfruttamento minerario dei giacimenti di oro, diamanti, rame, ferro e altri metalli «aumenterà la deforestazione, causerà la perdita irreparabile della biodiversità e avrà un impatto negativo per le popolazioni di tutta la regione».

Nel comunicato si lamenta il fatto che il Governo brasiliano ha consultato solo le imprese minerarie interessate a sfruttare l’area, ma non le popolazioni, nonostante questo sia esplicitamente previsto dalla Costituzione brasiliana federale del 1988. La nota prosegue ricordando che «rischi ambientali e sociali incalcolabili minacciano» quello che l’enciclica Laudato Si’ considera un «polmone del pianeta» e che la cancellazione della Renca costituisce «una minaccia politica per tutto il Brasile».

Per questo, Repam e Chiesa brasiliana si uniscono alle diocesi di Amapá e Santarém e alle richieste di numerosi gruppi della società civile che stanno raccogliendo firme, chiedendo il ritiro del Decreto.