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Aquarius: Sos Med, «58 migranti ancora senza un porto sicuro di sbarco»

Il team di Sos Mediterranée pubblica le immagini dell'ultimo soccorso realizzato a bordo della nave Aquarius, mentre è ancora in attesa di un porto di sbarco dopo aver tratto in salvo nei giorni scorsi 58 persone, incluse 17 donne e 18 bambini.

Alla nave, diretta verso la Francia e a rischio allerta meteo con onde alte 5 metri, non è stato ancora assegnato un porto a causa della revoca della bandiera panamense «su pressione delle autorità italiane», come denunciato dall’Ong, l’ultima attiva nel Mediterraneo centrale. Ieri, durante la conferenza stampa congiunta a Parigi, l’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere, presente sull’Aquarius con un proprio team, ha ribadito: «In un solo caso saremmo fuorilegge: se consegnassimo le persone soccorse alla guardia costiera libica, in violazione del diritto marittimo internazionale perché la Libia non è un porto sicuro».

«Al momento abbiamo 58 persone a bordo che sono state soccorse nel corso di due operazioni, una giovedì e una sabato. In questo momento abbiamo la necessità di sbarcare in fretta perché non possiamo tenere queste persone a tempo indefinito a bordo, ci sono anche 16 bambini, tanti nuclei familiari», ha spiegato Alessandro Porro soccorritore a bordo della nave Aquarius ai microfoni di InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei. La situazione, ha proseguito il soccorritore, è «ancora abbastanza stabile e calma. In questi giorni nei nostri tentativi di andare verso Nord abbiamo cambiato rotta per tre volte ricevendo informazione di possibili soccorsi ma in questo caso lamentiamo la mancanza grossa di coordinamento con la Guardia Costiera libica, grandi difficoltà a contattarla e grande difficoltà a ottenere informazioni. C’è un problema di coordinamento anche con l’Europa e con l’Italia».

«Ieri verso sera – ha proseguito il soccorritore – abbiamo ascoltato da una comunicazione radio di un aereo dell’operazione europea Sofia che c’era una barca in difficoltà con circa un centinaio di persone e più tardi che una nave mercantile Tiger si stava prendendo carico del soccorso. Ci siamo diretti verso la zona di soccorso che era a una cinquantina di miglia dalla nostra posizione, che vuol dire cinque ore di navigazione, abbiamo provato a contattare nuovamente la Guardia Costiera libica per avere informazioni sul soccorso, abbiamo provato a inviare informazioni anche all’Italia e non c’è stata alcuna condivisione e coordinazione sulle operazioni in corso. Arrivati in prossimità della Tiger abbiamo saputo che le persone sono state effettivamente soccorse da loro ma non abbiamo indicazione su dove verranno sbarcate o chi si prenderà cura di loro».