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Assemblea Onu: Santa Sede, un piano in sette punti per proteggere le minoranze religiose

«I cristiani restano il gruppo religioso più perseguitato al mondo». Lo ha detto monsignor Paul Richard Gallagher, segretario della Santa Sede per le relazioni con gli Stati, durante un incontro a margine della 72ma assemblea generale delle Nazioni Unite. Nel solo 2016 la Santa Sede ha fornito aiuti umanitari alla Siria per 200 milioni di dollari.

(da New York) «I cristiani restano il gruppo religioso più perseguitato al mondo anche se si assiste ad un incremento di attacchi verso gli Ebrei, soprattutto in alcune parti d’Europa, e verso i Musulmani perseguitati da gruppi fondamentalisti che non condividono l’interpretazione dei principi della loro fede». Così si è espresso monsignor Paul Richard Gallagher, segretario della Santa Sede per le relazioni con gli Stati, durante l’incontro sulla Protezione delle minoranze religione nelle aree di conflitto, organizzato ieri a margine della 72ma assemblea generale delle Nazioni Unite. Promotori dell’appuntamento sono stati le Missioni Permanente d’Ungheria e della Santa Sede presso l’Onu, assieme all‘Istituto per una democrazia culturale.

Nel suo intervento, il segretario ha proposto sette punti necessari a proteggere le minoranze religiose:

1) La necessità di agire per scuotere l’inerzia della comunità internazionale chiamata a salvaguardare il rispetto dei diritti umani fondamentali tra cui il ritorno sicuro nelle proprie case delle minoranze etniche e religiose del Medio Oriente.

2) Riaffermare lo stato di diritto e l’uguaglianza davanti alla legge basata sul principio di cittadinanza, indipendentemente dalla religione, dalla razza o dall’etnia. Ad esempio, «il diritto alla libertà di religione e di coscienza implica il diritto di cambiare liberamente la propria religione senza subire discriminazioni o essere condannati a morte».

3) Garantire reciproca autonomia e indipendenza tra Stati e comunità religiose. «Più si rafforzano l’autonomia e la cooperazione, più efficace sarà il servizio per il bene di tutti».

4) I leaders religiosi hanno la responsabilità di condannare gli abusi compiuti nel nome di un credo religioso e che sono di fatto azioni terroristiche e violente contro credenti di altre fedi.

5) Un dialogo interreligioso efficace è antidoto al fondamentalismo, al fine di superare l’ipotesi cinica che i conflitti tra credenti nascono dalle diverse interpretazioni dei testi sacri che demonizzano chi fa altre scelte di fede.

6) Una buona istruzione e una solida educazione religiosa sono fondamentali per impedire la radicalizzazione che porta all’estremismo, la persecuzione delle minoranze religiose e il terrorismo.

7) Bloccare il flusso di soldi e di armi destinati a coloro che intendono usarli per esercitare violenza sulle minoranze religiose. E in questo punto è stato ricordato il passaggio del discorso di Papa Francesco ad Al-Azhar, in cui tra l’altro diceva: «Fermare le atrocità non solo comporta l’affrontare l’odio e i tumori del cuore che generano la violenza, ma significa anche gli strumenti che portano quella violenza.Monsignor Gallagher ha concluso affermando che «la protezione delle minoranze religiose, siano esse cristiane, ebraiche, islamiche o di altre fedi è una delle più urgenti priorità della comunità internazionale, oggi.

L’arcivescovo Paul Richard Gallagher ha anche espresso la preoccupazione di Papa Francesco per il conflitto siriano, soprattutto per le tremende sofferenze inflitte a milioni di bambini e civili innocenti, privi di beni e servizi essenziali.

Monsignor Gallagher ha precisato che solo nel 2016 la Santa Sede ha fornito aiuti umanitari pari a 200 milioni di dollari per oltre 4,6 milioni di persone sia in Siria che nella regione circostante, non facendo alcuna distinzione di identità etnica o religiosa, ma anzi privilegiando i più vulnerabili e bisognosi. Inoltre non sono mancati finanziamenti ai rifugiati ospitati in Giordania, Libano, Iraq, Turchia ed Egitto.

Il segretario vaticano auspica una soluzione politica intra-siriana al conflitto che ha dilaniato il Paese e chiede che sia credibile e reciprocamente concordata, con il sostegno costruttivo della comunità internazionale. Fondamentale per l’arcivescovo è che il ripristino dello stato di diritto garantisca il rispetto della libertà religiosa e l’uguaglianza davanti alla legge di tutte le etnie e le comunità religiose, sulla base del principio di cittadinanza e non di appartenenza.

In ultimo la Santa Sede richiede garanzie di accesso rapido e sicuro per gli operatori umanitari che operano al servizio dei civili e il trattamento dignitoso dei prigionieri e dei detenuti.