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Bangladesh: nove vittime italiane tra i venti uccisi dai terroristi

Un blitz delle teste di cuoio ha posto fine, alle 7,40 ora locale (erano le 3,40 in Italia) all’attacco terroristico scattato ieri sera al ristorante Holey Artisan Bakery nella zona delle ambasciate a Dacca. Un sito legato all'Is aveva già pubblicato la rivendicazione del Califfato. Le vittime civili sono almeno 20. Tra loro 9 italiani. C'è anche un disperso.

Nove vittime italiane.  «Sono nove le vittime italiane accertate finora», ha dichiarato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che stamani ha avuto un lungo colloquio con il premier Matteo Renzi. La Farnesina informa che i connazionali deceduti nell’attacco terroristico di questa notte a Dacca sono Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti.

Dalle prime ricostruzioni sembra che nel locale ci fossero 12 italiani al momento dell’assalto, quasi tutti legati alle aziende tessili. Uno, Jacopo Bioni, che lavorava nel ristorante, si è salvato scappando dal tetto. Tra gli 11 italiani che erano a tavola, solo uno, Gianni Boschetti, è riuscito a mettersi in salvo, grazie ad una telefonata che stava facendo dal giardino. Morta invece la moglie, Claudia Maria D’Antona, volontaria della Croce Verde. Entrambi erano in Bangladesh da una ventina d’anni e gestivano un’azienda tessile oltre che a collaborare a missioni umanitarie della Interethnos Interplast Italy onlus.

Un’altra imprenditrice morta è la viterbese Nadia Benedetti. Con lei è stata uccisa la catanese Adele Puglisi, 50 anni che in precedenza aveva lavorato per la ditta tessile di Nadia Benedetti. Sembra dovesse rientrare in Sicilia proprio oggi.

Altri due imprenditori tessili uccisi erano invece friulani: Cristian Rossi, 47 anni, sposato e padre di due gemelline di appena 3 anni, e Marco Tondat, di Cordovado.

Simona Monti, 33 anni, da tempo a Dacca dove lavorava in un’azienda tessile, era incinta. In viaggio per conto di un’azienda tessile Maria Riboli, 34 anni, mamma di una bambina di tre anni.

Le altre vittime italiane sono Vincenzo D’Allestro, 46 anni, anche lui imprenditore di un’azienda a Piedimonte Matese nel Casertano; Claudio Cappelli, 45 anni, che aveva una impresa tessile in Lombardia. 

L’attacco. Il commando ha agito all’improvviso, attaccando un luogo solitamente frequentato da occidentali, al grido di “Allah Akbar”. Dopo aver ucciso due poliziotti, i miliziani si sono asserragliati nel locale, tenendo in ostaggio dalle 20 alle 35 persone di varie nazionalità, tra cui almeno 7 italiani. All’Unita di crisi della Farnesina risulta che i nostri connazionali a cena fossero 11, e uno di loro è riuscito a fuggire. La polizia ha detto di aver salvato 12 persone e di aver ucciso sei terroristi e averne arrestati altri due.

Il bilancio, secondo Shahab Uddin, portavoce dell’esercito bengalese, sarebbe di venti civili uccisi dai jihadisti, tutti stranieri, per la maggior parte italiani e giapponesi. Oltre un centinaio gli uomini impegnati nell’operazione.

«Dopo l’attentato di Dacca, siamo molto preoccupati per la crescita del terrorismo. Questi atti terroristici sono un danno per il Paese e per la sua immagine all’estero. La situazione che viviamo è davvero difficile»: ha dichiarato all’Agenzia Fides p. Dilip Costa, direttore del Pontificie Opere Missionarie in Bangladesh.

Padre Costa, impegnato come docente al Seminario di Dacca e collaboratore di una parrocchia locale, descrive l’atmosfera nel Paese: «È vero che la maggior parte dei musulmani condanna atti come questo e che i gruppi radicali sono minoritari. Ma i pericoli ci sono e anche noi cristiani li avvertiamo, dato che vi sono stati attacchi anche contro luoghi cristiani e missionari. Il governo dice di fare del suo meglio, ma evidentemente non è abbastanza per fermarli. Non sappiamo quanto diretto e concreto sia il legame dei gruppi radicali e violenti locali con lo Stato Islamico in Medio Oriente, ma certo questo è un rischio che corriamo», aggiunge il direttore. Le istituzioni cristiane sono protette dalla polizia ma «tutte le minoranze vivono in uno stato di paura e non sappiamo dove questa precaria situazione condurrà la nazione. Come cristiani preghiamo e continuiamo la nostra missione soprattutto con le opere sociali», conclude.

Il Papa ha espresso profondo dolore per la strage compiuta ieri a Dacca. In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, parla di «violenza insensata perpetrata contro vittime innocenti», un atto di «barbarie» contro Dio e l’umanità. Quindi, affida i morti alla misericordia di Dio e assicura le proprie preghiere alle famiglie delle vittime e ai feriti.