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Bosnia Erzegovina: mons. Sudar (Sarajevo), «Chi può fugge»

(dall’inviato Sir a Gorizia) - “Vent’anni dopo la guerra la Bosnia Erzegovina risulta essere una società moribonda, dalla quale chi può fugge”. Il richiamo è giunto oggi dal vescovo ausiliare di Sarajevo, monsignor Pero Sudar, intervenuto al convegno nazionale Fisc in corso a Gorizia su “Europa e confini”.

“Avvelenata dalle ingiustizie inflitte e patite – ha denunciato il vescovo – la gente del mio Paese non ha ancora il coraggio di levare lo sguardo, né la capacità di intuire un futuro migliore”. “Il peso che ci schiaccia – ha aggiunto – sono le profonde ferite della guerra, che a causa di una pace ingiusta non trovano modo di guarire. Gli accordi di pace imposti dagli Usa a Dayton rendono il nostro Paese ingovernabile. Ne è prova la situazione sociopolitica, oggi ancora peggiore dell’immediato dopoguerra”. Quale prospettiva per questa terra? Per monsignor Sudar servirebbe “un radicale cambiamento della mentalità”, compito che richiede “un impegno serio e duraturo”, poiché “da oggi a domani i vecchi nemici non diventano amici”.

Per “sradicare la guerra fratricida” che per tre volte, solo nel secolo scorso, ha colpito la Bosnia Erzegovina, “bisogna educare le nuove generazioni – ha ricordato Sudar – a vivere con un altro spirito. Per noi cristiani è lo spirito del Vangelo, la cultura del rispetto e della cura per il bene comune”. Imprescindibile, però, è “il reciproco riconoscimento” – a partire dalle differenti confessioni religiose – che si è “figli di un unico Dio”. Il presule è quindi ritornato sulla “fuga” continua dei giovani dal Paese, lamentando che “se costoro continuano ad andare via, la Bosnia Erzegovina non potrà essere un Paese di convivenza e incontro”, finendo per acuire un “processo di disintegrazione”. “I media – ha concluso – hanno una grande missione: mettersi dalla parte della giustizia, perché solo da quella parte può venire il contributo umano alla causa della pace, che è il grande dono di Dio”.