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Burkina Faso: dopo gli attacchi a Ouagadougou, timori e speranze

«La situazione ora sembra calma, almeno qui, ma non ci sono ancora informazioni precise su quel che sta succedendo: anche la gente non sa cosa fare, c’è chi resta in casa e chi invece prova ad uscire in strada». A parlare con il Sir, da Ouagadougou, è Alexis Nana, responsabile dell’ong dei gesuiti Magis. 

Come molti suoi concittadini Nana è frastornato dopo gli attentati di ieri sera nella capitale del Burkina Faso. «Tutti hanno paura – racconta – perché è una situazione senza precedenti. È la prima volta che accade qualcosa del genere e questo porta con sé molte domande». Cresce intanto il bilancio delle vittime, arrivate a 23, oltre a quattro componenti del gruppo armato che ha colpito l’hotel Splendid e il locale Cappuccino. 126 gli ostaggi liberati secondo il bilancio comunicato dal ministro della Sicurezza della nazione dell’Africa occidentale. Quattro jihadisti sarebbero stati uccisi nelle operazioni. «All’ospedale siamo in stato d’allerta, nel caso arrivino altri feriti», testimonia da parte sua padre Paul Ouedraogo, responsabile del San Camillo, struttura che si trova a pochi chilometri dai luoghi colpiti. Ma l’impatto sulla popolazione di quel che è successo, prosegue il religioso, è soprattutto psicologico: con l’insediamento del nuovo governo, dopo un fallito golpe a settembre, «si attendeva la pace, ora chiediamo misure per garantire la sicurezza e speriamo che, come in passato, continui ad esserci concordia tra le diverse confessioni e i diversi gruppi nel Paese», conclude.