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Caritas in prima linea a favore dei siriani

Un incontro in Vaticano degli organismi di carità cattolici attivi in Siria per coordinarsi, condividere le informazioni e rendere più efficaci e puntuali gli aiuti, come richiesto da Papa Francesco.

Dipingono un quadro devastante i rapporti più recenti dell’Onu sulla Siria. Il conflitto che da più di due anni sta distruggendo il Paese ha provocato, fino ad oggi, oltre 1,2 milioni di rifugiati all’estero, in particolare in Giordania, Libano e Turchia, 4 milioni di sfollati interni. I danni alle strutture parlano di 400mila case distrutte e 300mila danneggiate. A questo si aggiunga che il 37% della popolazione, pari a 5 milioni di persone, vivono sotto la soglia di povertà con 2 dollari al giorno. I disoccupati, che erano solo mezzo milione prima della guerra, oggi sono 2,5 milioni. Il costo stimato per la ricostruzione del Paese è di 80 miliardi di dollari. Con gli aiuti che giungono con difficoltà soprattutto nelle zone interne, ed il piano Onu per i rifugiati finanziato solo al 60%, l’emergenza umanitaria si aggrava sempre di più. “Tacciano le armi”. Ben si comprende, allora, davanti a questo scenario, l’appello alla comunità internazionale che Papa Francesco ha lanciato oggi nel corso di un’udienza ai partecipanti alla riunione di coordinamento, promossa dal Pontificio Consiglio Cor Unum (leggi qui), degli organismi di carità cattolici attivi in Siria. “Ricercare una soluzione negoziale del conflitto e favorire l’aiuto umanitario per i profughi e i rifugiati siriani, mirando in primo luogo al bene della persona e alla tutela della sua dignità”, è stata la richiesta di Papa Francesco che ha ribadito la preoccupazione sua e della Santa Sede per la crisi siriana e per la popolazione, chiedendo, come fece già Benedetto XVI, di far “tacere le armi e di trovare una soluzione nel dialogo”. Dal Santo Padre è arrivato anche l’appoggio ai tentativi promossi dalla comunità internazionale “per avviare un dialogo fruttuoso con lo scopo di mettere fine alla guerra”. Anche la Chiesa è chiamata a fare la sua parte dando “testimonianza concreta ed efficace della carità”. Da qui l’esortazione del Pontefice perché l’azione degli organismi di carità cattolici nell’area sia “puntuale e coordinata”. Per la Santa Sede, l’opera delle Agenzie di carità è “estremamente significativa: aiutare la popolazione siriana, al di là delle appartenenze etniche o religiose per costruire un futuro di pace per la Siria, in cui tutti possano vivere liberamente”. Rafforzare il coordinamento. L’incontro in Vaticano, che ha visto riunite 20 tra Caritas di Paesi europei e mediorientali, ha avuto lo scopo, come ha spiegato ai giornalisti il segretario del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, monsignor Giampietro Dal Toso, di “rafforzare la collaborazione fra le diverse realtà operanti nella crisi siriana, implementare lo scambio delle informazioni e l’aiuto a favore della popolazione”. Le cifre di questo impegno, fornite da mons. Dal Toso sono state, “25 milioni di euro per assistere 400mila siriani raccolti e spesi da tutte queste organizzazioni, Santa Sede compresa, negli ultimi due anni”.

Caritas in prima linea. Coordinatrice delle organizzazioni attive in Siria è Caritas Mona che comprende le Caritas dei Paesi del Medio Oriente e del Nordafrica. Il suo presidente, Joseph Farah ha spiegato al Sir le difficoltà sul campo dettate anche da “divisioni politiche e religiose tra sunniti e sciiti, quest’ultimi protetti da Hezbollah libanesi che combattono in Siria”. Nonostante ciò, ha proseguito Farah, “cerchiamo di lavorare per evitare che la situazione peggiori a livello umanitario. Purtroppo non abbiamo i mezzi per raggiungere tutti. I nostri volontari assistono tra Siria, Giordania, Libano e Turchia circa 300mila persone e stiamo cercando un maggiore coordinamento tra le agenzie di carità per aumentare il numero. L’incontro di oggi è servito proprio a questo ed è un gran passo avanti”. Una delle Caritas più impegnate è quella del Libano, paese che ospita, stando a stime ufficiali 200mila profughi siriani, anche se è più probabile che siano circa un milione. Il direttore fr. Simon Faddoul, parlando al Sir, ha dichiarato che al momento sono in grado di assistere oltre 80mila persone, il 92% sono musulmani, solo il 6% sono cristiani. Quest’ultimi hanno trovato accoglienza in chiese, parrocchie e parenti. A mille famiglie cristiane, inoltre, le più vulnerabili, si rivolge una campagna di aiuto promossa dalla Conferenza episcopale italiana. La speranza che abbiamo – ha concluso – è che passata questa grave emergenza tutti i profughi possano tornare in Siria che è quello che la maggior parte di loro desidera”.