Cile: Procura nazionale rigetta accordo con Conferenza episcopale dopo proteste vittime
È durato solo pochi giorni l'accordo quadro di collaborazione raggiunto dalla Conferenza episcopale cilena (Cech) con la Procura nazionale. Dopo le proteste delle vittime e dei loro familiari La Procura ha deciso di privare di ogni effetto l'accorso.

In seguito alle polemiche suscitate dall'accordo, soprattutto tra le associazioni delle vittime e dei loro familiari, la Procura stessa ha ritenuto di privare di effettività l'accordo dello scorso 30 aprile, come segnala la stessa Cech in una nota, nella quale la Chiesa cilena spiega la propria posizione in merito: «Il nostro unico proposito nel firmare questo accordo è stato quello di dare maggiori garanzie alle persone che denunciano casi di abuso sessuale, in particolare di coloro che non desiderano raccontare la loro storia davanti agli organi statali, e collaborare in modo che qualsiasi denuncia venga esaminata dal Pubblico ministero.
Prosegue la nota: «Non abbiamo mai cercato un trattamento preferenziale attraverso questo accordo. Il nostro obiettivo era quello di rendere espliciti, in un documento formale, gli standard stabiliti dal pubblico ministero e la nostra volontà di collaborare, al di là di quanto stabilito dalla legge».
Perciò, «ci dispiace che la firma di questo accordo abbia avuto un impatto doloroso sulle vittime e sui sopravvissuti agli abusi. Non era nostra intenzione».
Per questo motivo, conclude la Cech, «comprendiamo il motivo per cui l'Ufficio del procuratore nazionale ha preso questa decisione. Data la nuova situazione, riaffermiamo la nostra volontà di fare tutto il necessario per fornire le informazioni in possesso della Conferenza episcopale e per aiutare lo Stato a chiarire la verità e a fare giustizia».
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