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Egitto: famiglie cristiane taglieggiate da clan musulmani

Barricati in casa per non pagare il tributo imposto da un clan musulmano. Accade nel villaggio egiziano di al-Qusiya, a 50 km da Assiut, dove i membri delle famiglie copte Fahmy e Azmy sono stati costretti a barricarsi in casa dopo che una banda di taglieggiatori li aveva aggrediti per non aver pagato il «tributo» loro imposto dal clan musulmano di Ahmed Kamel Zaawila.

Si tratta, riferisce Fides, dell’ultima di lunga serie di intimidazioni subite dai copti di al-Qusiya da parte del clan Zaawila. Sono almeno venti le denunce presentate alla polizia locale dopo il perpetrarsi di casi analoghi e sono cadute nel vuoto. In questa circostanza, gli appartenenti alla famiglia Fahmy hanno indirizzato la denuncia direttamente al Ministro degli interni pro tempore, Muhammad Ibrahim. La preoccupazione tra i copti del villaggio è aumentata dopo che il capo-clan Ahmed Zaawila ha telefonato a uno di loro, direttamente dalla prigione in cui è recluso, intimando di non fare al tre denunce, definendo oltretutto inutili tutti i tentativi di ricorso alle forze di polizia locali, tra le cui fila si sarebbe vantato di coltivare solidi «contatti».

«Le vittime di queste vessazioni – spiega a Fides Kyrillos William, Vescovo copto cattolico di Assiut – sono soprattutto famiglie di copti benestanti. I criminali non si fanno scrupoli, anche perché trovano giustificazioni pseudo-religiose al loro comportamento, essendo convinti che per un musulmano è lecito appropriarsi dei beni dei cristiani. Dal canto loro, i cristiani in alcuni casi sono incerti tra il denunciare le richieste di tributo o tacere e pagare. L‘effetto è che i crimini di questo tipo aumentano, e i responsabili della sicurezza rimproverano anche i cristiani di omessa denuncia. Nello stesso tempo, in alcuni casi è stato provato che i taglieggiatori hanno pagato tangenti a qualche ufficiale di polizia, per tenerselo buono e garantirsi l‘impunità».