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Genocidio armeno: ad Erevan minuto di silenzio per vittime e minoranze perseguitate

Un minuto di silenzio in memoria delle vittime del genocidio armeno è stato osservato questa mattina alla cerimonia in corso ad Erevan per commemorare il centenario del massacro nel 1915 di oltre 1,5 milioni di armeni.

Presenti alla cerimonia, una sessantina di delegazioni di Stati e di governo. Tra le più alte cariche, c’erano i presidenti francese François Hollande e quello russo Vladimir Putin che hanno deposto dei fiori ai piedi del memoriale dedicato al genocidio armeno sulle colline di Erevan. Papa Francesco era rappresentato dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. La Francia – ha detto il presidente Hollande – «si inchina» davanti alle vittime del genocidio armeno e «non dimenticherà mai le tragedie che il vostro popolo ha attraversato». Ma il capo di Stato francese ha approfittato della commemorazione del genocidio armeno per evocare le tante tragedie che ancora si consumano nel mondo a causa della religione. Ed ha detto: «Ogni volta che dei cristiani sono uccisi perché sono cristiani, ogni volta che degli ebrei sono uccisi perché sono ebrei, ogni volta che dei musulmani sono uccisi perché sono musulmani, la Francia è presente in difesa di tutte le minoranze». Ed ha aggiunto: «La memoria non deve essere utilizzata per separare ma per unire».

Alla commemorazione hanno partecipato anche i leader della Conferenza delle Chiese d’Europa in rappresentanza delle Chiese ortodosse, ortodossa orientale, anglicana e protestante. Questa presenza – dice il vescovo anglicano Christopher Hill, presidente della Kek – vuole testimoniare «l’importanza della commemorazione» e al tempo stesso «la necessità di un onesto riconoscimento delle atrocità compiute. La riconciliazione è essenziale per il futuro. Ma può essere fondato solo sulla verità».

Tra il 1915 e il 1922, circa 1,5 milioni di armeni furono massacrati e molti di più furono costretti a sfollare o ad essere deportati nell’attuale Turchia. «La diaspora armena oggi, sparsa in tutto il mondo – dice Hill -, rappresenta il più grande effetto del genocidio con più di sei milioni di armeni che ora vivono fuori dall’Armenia». Ricordando che la maggior parte dei sopravvissuti al genocidio armeno sono oggi morti, Hill sottolinea come «il popolo armeno continua a chiedere il riconoscimento e il risarcimento per le sofferenze e le ingiustizie subite. La Kek ha presentato tempo fa la questione alla Corte europea dei diritti dell’uomo ed oggi saluta con gratitudine la risoluzione adottata giorni fa dal Parlamento europeo.