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Gran Bretagna: matrimoni gay, vescovi cattolici delusi dal sigillo della regina

Delusione perché la nuova legge, che porterà ai primi matrimoni gay nell'estate del 2014 e che è stata approvata in fretta dalla Regina Elisabetta, trasforma il matrimonio in una istituzione in cui «non è più al centro l'apertura ai figli e, con essa, la responsabilità per i padri e le madri di rimanere insieme per allevarli». La esprimono il presidente e vicepresidente della conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, l'arcivescovo di Westminster Vincent Nichols e quello di Southwark Peter Smith in un comunicato con il quale definiscono il via libera definitivo alle nozze gay del Regno Unito «un punto di non ritorno» e un «profondo cambiamento sociale».

I due leader pensano che sia stato affrettato e carente il processo legislativo con il quale il governo di David Cameron ha deciso di introdurre le nozze gay ed esprimono gratitudine per i parlamentari che hanno migliorato la legge «garantendo protezione per la libertà religiosa». Secondo gli arcivescovi Nichols e Smith gli emendamenti introdotti nel corso del passaggio della legge dalla camera dei Lords hanno «significativamente rafforzato» le protezioni legali per le chiese che decideranno di non celebrare le unioni gay. Nel comunicato gli arcivescovi Nichols e Smith si dicono preoccupati riguardo alla mancata accettazione da parte di Westminster degli emendamenti che garantiscono alle scuole cattoliche la possibilità di continuare a insegnare che il matrimonio è l’unione di un uomo e una donna aperto ai figli.

 «Esiste il rischio potenziale – scrivono i due arcivescovi cattolici – che indicazioni che verranno date in future dal Ministro, sull’educazione sessuale nelle scuole, entrino in conflitto con l’insegnamento della Chiesa». Una riassicurazione, a questo proposito, è arrivata, nella Camera dei Lords, proprio dallo stesso Ministro quando ha detto che le scuole religiose, potranno non «seguire assiduamente» le sue indicazioni se esiste una buona ragione per non farlo e se preferiscono dare la precedenza a convinzioni religiose. I due arcivescovi si dicono «delusi» perché una serie di altri emendamenti per garantire la libertà di parola e i diritti dei funzionari civili ad esprimere obiezione di coscienza non sono stati incorporati nella legge. Tuttavia «garanzie sono state date dai ministri di governo che nessuno verrà discriminato sul posto del lavoro perché è convinto che il matrimonio sia soltanto tra un uomo e una donna».

I leader della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles concludono facendo appello alla tradizione di grande tolleranza del Regno Unito. «Le consuetudini legali e politiche di questo paese sono fondate su una ferma convinzione che le persone hanno diritto a esprimere le loro convinzioni e, nello stesso tempo, rispettare coloro che non sono d’accordo», scrivono gli arcivescovi Nichols e Smith. «E’ importante, in questo momento in cui visioni del matrimonio profondamente sentite e non riconciliabili vengono messe in discussione, affermare e rafforzare questa tradizione».