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Gran Bretagna: matrimony gay, i vescovi scrivono ai parlamentari

I vescovi cattolici hanno invitato i deputati di Westminster a votare contro la legge che dovrebbe dare il via ai matrimoni gay.

Il «bill», così si chiama in inglese, verrà discusso dal parlamento martedì 5 febbraio e verrà poi esaminato in commissione dai deputati prima di ritornare a Westminster per il voto definitivo, un processo che potrebbe durare dai 2 ai 9 mesi. In un opuscolo distribuito ai parlamentari e allegato ad un comunicato dell’ufficio stampa della Conferenza episcopale, i vescovi spiegano perché il significato del matrimonio è importante per chiunque e chiariscono che, per la prima volta nella storia legale inglese, «si cerca di alterare in modo fondamentale il legame esistente tra l’istituzione del matrimonio, l’esclusività sessuale, la lealtà e la responsabilità per i figli del matrimonio». Nel processo di consultazione avviato dal governo, è stato chiesto alle Chiese e alle altre istituzioni civili di far sapere la loro opinione sul tentativo di cambiare la definizione del matrimonio. I vescovi fanno inoltre notare come, nella legge, i figli non siano mai stati nominati e che il governo di Cameron non avrebbe mandato per questo cambiamento fondamentale alla definizione del matrimonio perché esso altera la Costituzione.

D’altra parte, aggiungono i vescovi, «il pubblico britannico nel suo insieme non ha cercato questo cambiamento. Nessuno dei partiti più importanti lo ha promesso nei loro ultimi manifesti elettorali. Non c’è stato referendum. Non c’è stato green o white paper e il processo di consultazione del governo non ha chiesto alle istituzioni della società civile se la legge debba essere cambiata, ma soltanto come sarà cambiata». I vescovi concludono il loro comunicato esprimendo preoccupazione per la libertà di espressione, la libertà religiosa e per «la distanza che sta emergendo tra i concetti religiosi e secolari del matrimonio che avrà profonde implicazioni per la futura architettura dei rapporti tra Chiesa e Stato».