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Haiti: caos per mancanza di carburante. Gesuiti, «Paese bloccato, gente vive in condizione disumana»

Torna il caos ad Haiti. Da domenica la gente è tornata a scendere in piazza nella capitale Port-au-Prince e in altre città contro il Governo, a causa soprattutto della mancanza di carburante, che prosegue da tre settimane.

La gente ha alzato barricate e lunedì si sono verificati spari e lanci di pietre. Ci sono alcune vittime. Si tratta dell’ennesima manifestazione di una lunga serie, contro il presidente Jovenel Moise. Da oltre un anno la gente scende in piazza per chiederne le dimissioni, in seguito a un rapporto della locale Corte dei Conti sullo scandalo emerso nell’ambito del programma di sviluppo Petrocaribe, avviato dal Venezuela dell’allora presidente Hugo Chávez. Il Paese è in pratica paralizzato.

«Sì, siamo preoccupati, la situazione sta di nuovo peggiorando – è il messaggio che arriva al Sir dalla Conferenza episcopale haitiana, che a Pentecoste ha avviato un Anno speciale di preghiera per il Paese -. Come vescovi ci riuniremo lunedì prossimo e discuteremo ancora una volta sulla situazione del Paese».

La situazione drammatica del Paese viene descritta in una lunga nota della Provincia dei Gesuiti di Haiti, pubblicata ieri e pervenuta al Sir. Si mettono in evidenza «la stanchezza della gente per la palese assenza di leadership del presidente» e l’aumento del 150% o anche 200% del prezzo del carburante. Per fare rifornimento occorre mettersi in coda per quattro ore. In pratica, riferiscono i Gesuiti, il Paese è bloccato, diminuiscono gli indici di sicurezza sociale e sanitaria, molte scuole restano chiuse.

«Il presidente continua a rimanere al potere, ma il sostegno del governo americano non è sufficiente per lui – riflettono i Gesuiti -. Dovrà nominare un nuovo primo ministro e formare un Governo di unità nazionale, sulla base inevitabile di un accordo politico con i vari attori della vita nazionale. Questo nuovo governo dovrà parlare di meno, comunicare di più e agire in modo celere ed efficace per migliorare immediatamente le condizioni di una popolazione che vive in una situazione disumana».