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India, il paese si consegna ai nazionalisti. Timori dei cristiani

A conclusione di nove appuntamenti elettorali, con una partecipazione record di 551 milioni di votanti, pari al 66,38% dell'elettorato, la National Democratic Alliance, guidata da Narendra Modi, leader del partito nazionalista indù, il Bharatya Janata Party, prende il potere.

Conquista i 272 (su 543) seggi necessari per formare una maggioranza alla Camera bassa e sconfigge, dopo dieci anni, il Partito del Congresso, guidato da Sonia Ghandi e dal figlio Rahul. Per gli analisti internazionali, la coalizione del governo uscente, United Progressive Alliance (Upa) è stata penalizzata da un diffuso malcontento a causa dell’aumento del costo della vita e del dilagare della corruzione. «Accettiamo la sconfitta. Modi ha promesso la luna e le stelle al popolo. E il popolo ha comprato un sogno», ha detto il portavoce Rajeev Shukla. Dopo l’esito del voto Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), ha dichiarato: «Rivolgiamo le nostre preghiere affinché le credenziali laiche della Costituzione indiana siano rispettate come sacre e si garantisca pari trattamento e diritti a tutti i cittadini della nostra grande nazione, senza favori per alcune sezioni della società».