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Inghilterra, mons. Smith: matrimoni gay, una legge con molti interrogativi

Una legge che lascia «molti interrogativi» che dovranno «essere presi in considerazione, con grande attenzione, durante le prossime fasi dell'iter legislativo»: è la prima reazione della Conferenza episcopale d'Inghilterra e Galles, affidata alla voce del suo vicepresidente, mons. Peter Smith, all'approvazione, ieri sera, dei «matrimoni gay».

Quattrocento i voti a favore, 175 quelli contrari. Quasi metà dei deputati conservatori del premier Cameron, fautore della legge, ha votato contro, determinando una spaccatura in seno al partito. Ora la legge è attesa da un iter legislativo che potrebbe durare dai due ai nove mesi e che, secondo Anthony Ozimic, portavoce della «Società per la protezione dei bambini non nati», una delle più importanti organizzazioni del Movimento per la vita, «sarà piuttosto tormentato».

«La battaglia delle Chiese cristiane e del Movimento per la vita continua – spiega Ozimic – e si concentrerà sui Pari del Regno che potrebbero dire ‘no’ alla trasformazione di un’istituzione che secoli di civiltà hanno scelto per unire marito e moglie e proteggere i figli, anche se il loro potere è soltanto quello di ritardare la legge senza bloccarla in modo definitivo».

Per la Chiesa cattolica e quella anglicana a essere in gioco è anche la libertà religiosa. Benché la nuova legge renda illegale per la Chiesa anglicana (Chiesa di Stato in Inghilterra, ndr) celebrare i matrimoni gay, mentre le altre Chiese saranno libere di scegliere, è molto probabile che i cittadini ricorreranno al Tribunale di Strasburgo per poter ottenere matrimoni omosessuali in ambienti religiosi e costringere insegnanti e funzionari pubblici, che non vogliono promuoverli nelle scuole, a dimettersi.

«La Chiesa cattolica – ha detto mons. Smith – continua a sostenere il matrimonio, interpretato dalla società per secoli come l’impegno significativo e unico, lungo una vita, tra un uomo e una donna per il loro benessere reciproco e aperto alla procreazione e all’educazione dei figli».

Anche il nuovo arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, nel giorno del suo insediamento a Lambeth Palace, lunedì scorso, ha ribadito che «per la Chiesa anglicana il matrimonio sarà sempre l’unione tra un uomo e una donna».