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Inondazioni in Kerala. Missionari: «La solidarietà non manca, ma i morti aumentano ogni giorno»

Frate Sjo’ Kannampuzha parla di una situazione disastrosa: «È piovuto 45 giorni di seguito, 3mila villaggi e 30 città sono sott’acqua, soprattutto nella zona centrale e meridionale. I morti aumentano ogni giorno e siamo oltre le centinaia».

La stagione dei monsoni non accenna a placarsi. Nei prossimi giorni, dopo un po’ di tregua, è annunciata una nuova perturbazione soprattutto sullo Stato del Kerala in India, dove è presente una comunità di Padri minimi di San Francesco di Paola. Frate Sjo’ Kannampuzha parla di una situazione disastrosa: «È piovuto 45 giorni di seguito, 3mila villaggi e 30 città sono sott’acqua, soprattutto nella zona centrale e meridionale. I morti aumentano ogni giorno e siamo oltre le centinaia».
Un quadro davvero drammatico quello dipinto dal figlio di san Francesco di Paola che opera nella zona delle inondazioni da alcuni anni. A risentirne soprattutto i poveri, quelli che hanno case di fortuna o piccole abitazioni al piano terra.



«Le famiglie vengono spostate nei campi di soccorso, ma le autorità fanno fatica per l’immane tragedia e la comunicazione che si è resa quasi impossibile – aggiunge il frate –. Qui prima dell’arrivo dei soccorsi ci si deve organizzare insieme a volontari, autorità locali, religiosi, insieme a quanti si rendono disponibili a collaborare».





I frati sono al sicuro e si sono subito messi a lavoro

Il frate parla di oltre 350 vittime «e di zone dove abbiamo conoscenti ed amici, anche familiari che ancora sono irraggiabili».
«La solidarietà nella tragedia non manca – aggiunge padre Sjo’ – accanto alla struttura ufficiale gruppi di persone che non si risparmiano, mettendo anche in pericolo la loro vita.
Il popolo del Kerala è un popolo che sa lottare, senza mezzi né grandi strutture statali, ma che non si risparmia.
 Sono comuni scene di persone che si caricano sulle spalle bambini e anziani. Anche la politica sembra aver dato una dimostrazione di unità, non c’è spazio per polemiche e critiche, nessuno si è lasciato andare nel gioco delle colpe».



Ma tutto questo non è sufficiente, riferisce il frate, il Kerala da solo non c’è la può fare. Chiede preghiere, invita alla solidarietà secondo i canali ufficiali indicati dalla Caritas internazionale e per l’Italia alle indicazioni che vengono da quella nazionale.
Per i frati di san Francesco di Paola la scelta di condividere la povertà di questo popolo non è cosa nuova. In passato, e così oggi, i frati non si risparmiano in quella che è una vera e propria scelta di vita per amore del popolo, vivendo intensamente quella «spiritualità della grotta» che ha sempre insegnato loro a penetrare la storia al di là degli aspetti esteriori ed epidermici. L’intera comunità di frati, tre sacerdoti e una trentina tra chierici e novizi, si sta adoperando per alleviare le sofferenze e rispondere alle emergenze, collaborando con la popolazione e le istituzioni locali; mancano cibo e acqua, scarseggiano i medicinali. Altre giornate di pioggia sono attese e l’emergenza continua.