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Iraq: il card. Sako in visita ai manifestanti a piazza Tahrir di Baghdad

Il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Rapahel Sako, accompagnato dai suoi vescovi ausiliari, ha salutato i manifestanti radunati a piazza Tahrir, nella capitale irachena, portando l'appoggio della Chiesa irachena al loro «grido» di protesta.

«Siamo venuti per esprimere la nostra ammirazione a questi giovani che hanno rotto la barriera settaria e riguadagnato l’identità nazionale irachena, dimostrando che la patria è preziosa. La cosa che i politici non potevano fare. Siamo proprio come voi, abbiamo un cuore pieno di amore per l’Iraq e gli iracheni e chiediamo al governo di ascoltare il legittimo “grido” di questi manifestanti per risolvere la situazione il prima possibile»: con queste parole il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Rapahel Sako, ha salutato i manifestanti radunati a piazza Tahrir, nella capitale irachena. Secondo quanto riferito dal Patriarcato caldeo, il cardinale, il 2 novembre pomeriggio, si è recato nella piazza, accolto con grande calore dai manifestanti presenti, accompagnato dai suoi vescovi ausiliari, mons. Shlemon Warduni, mons. Basilios Yaldo e mons. Robert Jarjis, e da alcuni sacerdoti e giovani.

La delegazione caldea ha sostato in silenzio di fronte al monumento della libertà e ha pregato per le anime dei martiri civili e delle forze di sicurezza, come anche per la rapida guarigione dei feriti. Poi l’incontro con i rappresentanti dei manifestanti. La visita si è conclusa con il canto «Signore della pace, dona pace all’Iraq». Nei giorni scorsi il cardinale, con i suoi vescovi, aveva fatto visita alle persone rimaste ferite sia civili che delle forze dell’ordine durante le proteste in piazza.

Lo scorso 29 ottobre, al termine di una riunione nella sede del Patriarcato caldeo ad Al-Mansour (Baghdad) «per discutere della situazione attuale nel nostro amato Paese e per rendere tutti consapevoli delle necessarie ed efficaci ‘misure’ da prendere per proteggere l’Iraq dallo scivolamento verso l’ignoto», era stata emessa una dichiarazione congiunta dei leader delle Chiese in Iraq.

«Confermiamo la nostra solidarietà con una manifestazione pacifica», si leggeva nel documento, «e sosteniamo le richieste dei manifestanti che chiedono lavoro, case, servizi, assistenza sociale e sanitaria e una lotta risoluta contro la corruzione», ma anche «il recupero del denaro iracheno saccheggiato».

«Come pastori iracheni, e alla luce della nostra storica responsabilità nei confronti di questo Paese di civiltà – proseguiva la dichiarazione -, invitiamo il governo a prendere decisioni coraggiose e storiche che permettano di riformare effettivamente ciò che deve essere riformato attraverso un dialogo culturale responsabile e coraggioso, lontano dalla forza e dalla violenza che non serve il Paese».

Nel salutare questi giovani uomini e donne, che «rappresentano il futuro dell’Iraq, per le loro pacifiche proteste», i leader e i rappresentanti delle Chiese locali li invitavano a «superare le barriere settarie pur sottolineando l’identità nazionale irachena», facendo in modo che in Iraq possa finalmente maturare «una società civile che rispetta il pluralismo, capace di divenire casa per tutti».

Ancora, il forte invito a tutti i manifestanti «a mantenere pacifiche le manifestazioni» e a vigilare per non permettere «agli intrusi di infiltrarsi e di attaccare o danneggiare proprietà pubbliche e private».

E poi la richiesta al governo, chiamato anzitutto ad «assumersi la propria responsabilità» e poi a fare di tutto per «proteggere la vita dei manifestanti e i loro diritti» per una vera «espressione pacifica delle opinioni».