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Irlanda: Governo apre inchiesta su case accoglienza ragazze madri. Il plauso dei vescovi

Dopo la tragica scoperta di una «fossa comune» a Tuam, nella contea irlandese di Galway dove sono stati rinvenuti i corpi di 796 bimbi, il governo irlandese ha annunciato ieri la decisione di aprire un'inchiesta sulle case gestite soprattutto da istituzioni religiose per ospitare le ragazze madri.

La Commissione speciale d’indagine esaminerà gli elevati tassi di mortalità che si sono registrati nelle case di accoglienza nei decenni del XX secolo, le pratiche di sepoltura che si sono utilizzate e anche le adozioni segrete e illegali e le sperimentazioni di vaccini sui bambini. Si stima che siano state circa 35.000 le ragazze madri accolte in una delle 10 case gestite da ordini religiosi in Irlanda. L’inchiesta è stata decisa dopo la macabra scoperta avvenuta appunto in una casa, gestita dalle Suore del Bon Secours a Tuam. Il ministro per l’Infanzia Charlie Flanagan ha detto che è ora di far luce su un altro periodo buio della storia irlandese. L’inchiesta si intreccia infatti con l’altra pagina oscura dell’Irlanda relativa agli abusi che i bambini hanno subito in passato negli istituti, orfanatrofi e scuole. «Credo – ha aggiunto il ministro – che il caso Tuam non deve essere guardato come caso isolato, perché nel corso dell’ultimo secolo abbiamo avuto case di accoglienza per madri e bambini in tutto il Paese». È «assolutamente essenziale» stabilire «la verità, piuttosto che indulgere in speculazioni».

I vescovi irlandesi accolgono «con favore» l’annuncio dato ieri dal governo d’istituire una Commissione d’inchiesta sulle case di accoglienza per ragazze madri in Irlanda. «Il racconto straziante che continua a emergere sulla vita e sulla morte di madri e bambini nelle case ha sconvolto il popolo d’Irlanda. È inquietante che i residenti di queste case abbiano sofferto sproporzionatamente alti livelli di mortalità e malnutrizione, malattie e miseria». Nel loro secondo giorno di assemblea plenaria che si sta svolgendo in questi giorni, i vescovi hanno deciso di rivolgere una dichiarazione scritta alla popolazione in cui esprimono pubblicamente un vero e proprio «mea culpa»: «Purtroppo – scrivono i vescovi – ci viene ricordato di un tempo in cui le madri non sposate erano spesso giudicate, stigmatizzate e rifiutate dalla società, compresa la Chiesa. Questa cultura d’isolamento e ostracismo sociale era dura e spietata mentre il Vangelo ci chiama a trattare tutti, in particolare i bambini e le persone più vulnerabili, con dignità, amore, compassione e misericordia. Dobbiamo garantire che tutti i bambini e le loro madri si sentano sempre voluti, accolti e amati». Per questo motivo, i vescovi sostengono la decisione di avviare una Commissione d’inchiesta: «Abbiamo bisogno di saperne di più su ciò che è accaduto in questo periodo della nostra storia sociale».

«Soprattutto – aggiungono i vescovi – dobbiamo rivolgerci a coloro che sono stati direttamente interessati perché ricevano il riconoscimento e il sostegno adeguato». I vescovi danno pertanto tutto il loro pieno appoggio all’inchiesta che – dicono – «dovrebbe indagare come sono state finanziate queste case e, soprattutto, come sono state organizzate, trattate e seguite le adozioni». Per facilitare l’inchiesta, i vescovi invitano «tutti coloro che hanno avuto responsabilità nella costituzione, esecuzione o vigilanza nelle case o agenzie di adozione di presentare ogni documento o informazione che possa essere di aiuto. Noi continueremo a lavorare a livello locale per garantire che i siti di sepoltura siano opportunamente contrassegnati in modo che il defunto e le loro famiglie siano riconosciute con dignità e mai essere dimenticati».